Camorra casertana: delitto Caterino-De Falco, 4 ergastoli

CASAL DI PRINCIPE – Quattro ergastoli confermati e condanne ridotte per i due collaboratori di giustizia: è quanto deciso dalla Corte d’appello di Napoli che si è occupata del processo riguardante gli omicidi di Sebastiano Caterino (nel riquadro), detto l’Evraiuolo, e Umberto De Falco. Ad incassare il massimo della pena sono stati i boss Michele Zagaria, alias Capastorta, 65enne di Casapesenna, Enrico Martinelli, 59enne di San Cipriano d’Aversa, Giuseppe Caterino, detto Peppinotto, 69enne, e Pasquale Spierto, 55enne, entrambi di Casal di Principe. È stata diminuita a 9 anni il verdetto per i pentiti Antonio Iovine ‘o ninno (nella foto a sinistra) e Giuseppe Misso: sono state concesse loro dalla Corte le attenuanti generiche oltre a quelle per la collaborazione, già riconosciute in primo grado. L’indagine sul duplice delitto, coordinata dalla Dda di Napoli, aveva coinvolto anche altri imputati: alcuni che, come Zagaria, Martinelli, Caterino e Spierto, avevano scelto il rito abbreviato, non hanno presentato ricorso contro il verdetto di primo grado (tra loro c’è Francesco Schiavone Cicciariello). Altri, invece, hanno affrontato il dibattimento dinanzi alla Corte d’assise di S. Maria Capua Vetere e per loro il verdetto di primo grado è arrivato solo lo scorso aprile: si tratta di Sandro e Agostino Moronese e di Raffaele Nespoli, a cui sono stati inflitti 28 anni di carcere per aver dato supporto logistico al commando che realizzò l’agguato. Avrebbero messo a disposizione dei killer la loro abitazione, situata in via degli Etruschi, distante poche centinaia di metri da quella dove viveva Sebastiano Caterino, consentendo loro di parcheggiare le autovetture da usare nell’agguato e depositare le armi usate. La Corte d’assise di primo grado ha assolto, invece, Corrado De Luca. Il raid di piombo si verificò il 31 ottobre 2003 a S. Maria Capua Vetere nei pressi del ponte dell’ex Alifana, a pochi passi dai palazzi Iacp. L’ordine di uccidere Caterino, secondo la tesi della Dda, venne dato da Iovine, Zagaria, Giuseppe Caterino e Cicciariello. Misso, invece, partecipò al reperimento delle armi da usare. Martinelli e Spierto sarebbero stati tra gli esecutori materiali del raid di piombo. A spingere il gotha del clan ad ordinare l’assassinio, ha ricostruito l’Antimafia, fu la costituzione da parte di Caterino di un gruppo criminale, di cui facevano parte De Falco e Pasquale Fava, ora pentito, che aveva iniziato a realizzare condotte estorsive senza richiedere alcuna autorizzazione al clan dei Casalesi.

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