Export dei latticini, l’affare dei Casalesi

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Le armi trovate nella sua azienda agricola, l’estorsione al titolare di due vivai a Maddaloni, le minacce al familiare dello storico cutoliano: sono i temi dei processi che sta affrontando il sanciprianese Francesco Diana, 47enne, cognato di Michele Barone, ex esponente del clan Zagaria (da diversi anni collaboratore di giustizia). Le recenti indagini della Dda di Napoli, però, sono andate oltre le accuse di possesso illegale di pistole e pizzo, legando a doppio filo il suo nome ad ambienti mafiosi. La figura di Diana è stata fuori, infatti, nell’inchiesta tesa a disarticolare il gruppo che faceva capo prima a Oreste Reccia, alias Recchie ‘e Lepre, e poi a Emilio Martinelli (adesso entrambi in carcere): e qui i carabinieri sono arrivati perfino a collocarlo in una posizione di superiorità criminale rispetto proprio a Reccia e Martinelli.
Il profilo del 47enne è emerso pure nell’attività dei militari dell’Arma che ha acceso i riflettori sull’ipotizzato ritorno al crimine di Antonio Mezzero, storico esponente del clan dei Casalesi. Nel periodo oggetto dell’indagine, che va dal 2022 all’estate del 2023, per i militari Diana ha intrecciato una solida relazione con il boss Mezzero. Come si estrinseca questo rapporto? Il sanciprianese, ritengono i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, nel 2023 diede 1.300 euro al mafioso di Brezza come ‘pensiero’. Una sorta di ‘bentornato’, dato che da poco il boss era tornato in libertà (dopo aver trascorso ininterrottamente circa 24 anni in prigione). Ma Diana non si sarebbe limitato a questo: secondo i carabinieri, basandosi sulle conversazioni intercettate tra i vari indagati, si era prodigato anche ad avviare un business insieme ai Mezzero. Quale? La distribuzione di prodotti caseari a Roma. Tra queste chiacchierate ‘ascoltate’ c’è quella intercorsa tra Michele Mezzero e lo zio boss, Antonio: “Disse il chiattone (l’epiteto con cui indicavano Diana, ndr) che in settimana si voleva fare una passeggiata per un caffè e vi faceva presente questa cosa di Roma. Tra Roma, Ostia, i famosi Brindisini”. E il boss risponde: “A noi se ci conviene facciamo due viaggi a settimana, portiamo 5, 6 quintali di mozzarella alla volta. […] Noi che dobbiamo prendere, mille euro. E lo dobbiamo dare a quello. A noi cosa ce ne frega, ne guadagniamo sei, noi”.
L’incontro tra i Diana e i Mezzero, che stavano organizzando telefonicamente, salta. Per quale ragione? Perché il sanciprianese viene arrestato. Il 14 febbraio 2023, nella sua azienda, vengono trovate dalla Squadra mobile di Caserta diverse pistole e una ‘lupara’. Quell’appuntamento però viene recuperato: si tiene qualche mese dopo, precisamente ad aprile. A vedersi preliminarmente sono Michele Mezzero e il sanciprianese lungo la strada di periferia che da Grazzanise porta a Casale. I due concordano di rincontrarsi al bar Garibaldi, a S. Maria Capua Vetere, il giorno successivo
Questo spaccato è inserito, come detto, nell’indagine incentrata sulla figura di Antonio Mezzero. Il mafioso, tornato in libertà nel luglio 2022, si era trasferito a vivere da Brezza, frazione di Grazzanise (sua terra di origine), a S. Maria Capua Vetere. E dalla città del Foro, questa la tesi del pm Vincenzo Ranieri, sfruttando i nipoti Michele e Alessandro, e Davide Grasso, altro storico affiliato al clan, residente a S. Maria La Fossa, si sarebbe rituffato nei business mafiosi.
Francesco Diana non è coinvolto in questa indagine e, per quanto è a nostra conoscenza, almeno per ora, la Dda non gli contesta il reato di associazione mafiosa.
Completando il suo quadra familiare, il 47enne è il fratello di Orlando Diana (ex assessore sanciprianese), ritenuto dalla Dda la ‘longa manus’ della mafia dei Casalesi nel settore delle cooperative sociali (ipotesi al centro di un’indagine ancora in corso). E’ anche il cugino dell’imprenditore Pino Fontana, uomo d’affari di Casapesenna condannato con sentenza irrevocabile per associazione mafiosa (clan Zagaria).

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