Non solo in Toscana: Giuseppe Diana, alias Peppe ‘o biondo, recentemente condannato in primo grado per associazione mafiosa, avrebbe gestito affari legati al settore edilizio anche nel casertano. A raccontarlo è stato il collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, alias Ciccio ‘e brezza. Il pentito, rispondendo alle domande dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, parlando di ‘o biondo, genero di Elvira Zagaria (sorella del capoclan Michele) ha indicato anche un imprenditore con cui si sarebbe occupato di alcuni interventi presso un condominio in Terra di Lavoro. Chi? “Il figlio di Eduardo Zagaria di Casagiove, che gestiva un bowling”.
Informazione che Ciccio ‘e brezza ha chiarito agli inquirenti di aver appreso nel 2016, poco prima del suo arresto (avvenuto nel 2017). “Venne da me Peppe Di Lillo per dirmi che un’impresa – ha raccontato – era andata a casa sua per prendere visione dello stabile da ristrutturare. I titolari di questa impresa, mi riferì Di Lillo, erano il figlio di Eduardo Zagaria e Giuseppe Diana. Di Lillo disse anche che erano andati da lui per comunicargli, insieme all’amministratore del condominio e al tecnico dei lavori, quale fosse la quota che avrebbe dovuto versare, in quanto proprietario di alcuni appartamenti. Di Lillo mi disse che aveva risposto ai due imprenditori mettendoli al corrente che era in difficoltà per il pagamento della quota, ma di fronte a tale espressione, Diana gli aveva risposto bruscamente, dicendogli che avrebbe dovuto versarla in quanto necessaria”.
È a questo punto che sarebbe entrato in gioco direttamente Francesco Zagaria. “Di Lillo mi chiese di intervenire allo scopo di dilazionargli il debito. Pertanto mi recai da Nando Zagaria, figlio di Eduardo, fratello di questo imprenditore, al quale chiesi conferma del fatto che il fratello avesse intrapreso una società con Peppe Diana. Nando Zagaria me lo confermò e mi assicurò che, di fronte alla mia richiesta in favore di Di Lillo, ne avrebbe parlato con il fratello. Di Lillo mi disse poi che la situazione si era risolta a suo favore. Dunque – ha concluso Ciccio ‘e Brezza – posso affermare che Peppe ‘o biondo ha svolto attività lavorativa lecita al di fuori di quella sulla quale ho riferito per mia conoscenza diretta”.
La condanna, emessa dal Tribunale di Napoli, ha attestato l’adesione alla cosca Zagaria di Giuseppe Diana solo fino al 2011, periodo durante il quale avrebbe agevolato la latitanza del capoclan Michele Zagaria (è riuscito a sottrarsi all’arresto per 16 anni). Inoltre, secondo l’accusa, Peppe ‘o biondo avrebbe coadiuvato Giovanni Garofalo ‘o marmularo, elemento di spicco del clan, nella gestione del business delle slot. Le altre attività svolte da Diana non sono collegabili, secondo il Tribunale, al clan. Rispetto a questa inchiesta, Eduardo Zagaria e i figli sono totalmente estranei. Per quanto ci risulta, non sono indagati e sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
E il solo aver fatto impresa con Diana, se le informazioni date da Ciccio ‘e Brezza dovessero rivelarsi corrette, non presuppone l’aver commesso un reato. Per quanto riguarda Peppe ‘o biondo, assistito dai legali Guido Diana e Sabato Graziano, dovrebbe prendere il via a breve anche il processo d’appello dinanzi alla Corte di Firenze. L’Antimafia toscana, infatti, ha presentato ricorso contro la sentenza di primo grado con cui era stato assolto, insieme al fratello Raffaele, dall’accusa di aver messo in piedi un’associazione a delinquere specializzata nel commettere frodi, attraverso l’uso di false fatture, e trasferimenti fraudolenti di beni, il tutto per agevolare il clan dei Casalesi, con base in Toscana.