CASAL DI PRINCIPE – In carcere Nicola Schiavone ‘o russ, 44enne, e ai domiciliari Alessandro Ucciero, 52enne di Villa Literno: a far scattare le due misure cautelari, eseguite ieri mattina su disposizione del Tribunale di Napoli, è stata l’indagine della Direzione investigativa antimafia, coordinata dal pubblico ministero Graziella Arlomede, tesa a far luce sui recenti tentativi del clan dei Casalesi di ottenere appalti pubblici attraverso società riconducibili a propri esponenti di spicco. Schiavone, a seguito della sua scarcerazione, avvenuta nel 2019, stando a quanto accertato dagli agenti della Dia, aveva “convocato” vari imprenditori, considerati soggetti che avevano “beneficiato di un accordo economico criminale con il clan” (grazie al quale avrebbero ottenuto forniture di materiale edile, esecuzione di lavori banditi da pubbliche amministrazioni e prestiti di denaro).
L’attività investigativa sfociata ieri nei due arresti, ha consentito di accertare la riconducibilità a ‘o russ di una società fittiziamente intestata a Ucciero. Tale ditta, la Vonax, si occupava di edilizia attraverso contratti di avvalimento, non avendo attestazioni Soa (la certificazione obbligatoria per gli appalti pubblici), essendo di nuova costituzione.
Schiavone risponde di associazione mafiosa. La sua partecipazione al clan dei Casalesi era stata già certificata con la sentenza di condanna da lui incassata a conclusione del processo ‘Normandia II’. Con quel verdetto i giudici gli avevano attribuito il ruolo, almeno fino al giugno 2010, di referente del clan per le attività imprenditoriali del settore edile e di braccio destro del figlio (suo omonimo) del capoclan Francesco Sandokan Schiavone. Scontata la pena, messosi alle spalle la prigione, ‘o russ avrebbe subito tentato di rituffarsi nel mondo degli appalti, sfruttando il proprio peso mafioso, attraverso un sistema di fittizia intestazione, riciclando e investendo in aziende, intestate a terzi, proventi delle attività illecite, sempre connesse al gruppo malavitoso di cui era stato elemento di spicco (da qui la nuova contestazione che lo ha riportato in cella).
Nicola Schiavone, stando alla tesi del pm Arlomede, nei primi mesi del 2019 (quando ottenne i domiciliari a Marciano della Chiana) si sarebbe mosso anche per organizzare attività economica apparentemente legali, ma sempre collegate al clan, come il commercio di autoveicoli, o illecite, quali il commercio di droga e le truffe assicurative.
Ucciero risponde di trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante mafiosa. ‘O russ, per eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniale e al fine di agevolare la commissione dei reati di riciclaggio o reimpiego, sostiene la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, aveva intestato proprio al liternese le quote societarie e la titolarità della Vonax srl, imprese edile con sede a Villa Literno, di cui aveva mantenuto, però, il controllo economico e gestionale. Ucciero dovrà confrontarsi pure con l’accusa di riciclaggio e autoriciclaggio. Per quale ragione? Avrebbe permesso a Schiavone di impiegare sempre nella Vonax (oggetto della presunta fittizia intestazione) almeno 100mila euro, quattrini ritenuti ‘sporchi’, di cui “50mila – ha chiarito la Dia – movimentati mediante plurimi versamenti in contanti, ovvero attraverso bonifici con causale ‘versamento infruttifero socio’”.
Nelle prossime ore i due indagati (innocenti fino ad un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile), assistiti dall’avvocato Mario Griffo, affronteranno l’interrogatorio di garanzia.
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