Camorra, il figlio di “Sandokan” a rischio agguati. Per la Dda deve restare in cella

Ieri l’udienza al tribunale del Riesame per il figlio di Sandokan e il 21enne Reccia. I pm chiedono la conferma del carcere.

Emanuele Libero Schiavone e Francesco Reccia
Emanuele Libero Schiavone e Francesco Reccia 2

Non solo i gravi e pesanti indizi sui due giovani esponenti del clan hanno pesato sulla decisione della Dda di Napoli di chiedere la conferma della misura degli arresti in carcere. Per Emanuele Libero Schiavone, 33 anni, figlio di Francesco Schiavone Sandokan e Francesco Reccia, 21 anni, figlio del boss Oreste Reccia a pesare sulla richiesta dei sostituti procuratori della Dda di Napoli Vincenzo Ranieri e Gabriella Arlomede è stato anche “l’allarme sociale che si è creato dopo gli spari” in tre riprese a Casal di Principe.

Ieri si è tenuta l’udienza al tribunale del Riesame di Napoli sul ricorso presentato dagli avvocati dei due giovani arrestati il 14 giugno scorso. I giudici del tribunale della libertà si sono riservati di decidere sull’istanza degli avvocati di Schiavone e Reccia, Domenico Della Gatta e Paolo Caterino; decisione che potrebbe arrivare oggi. Rintracciati e arrestati a Napoli in esecuzione di un decreto di fermo, all’atto della convalida del provvedimento pre-cautelare fu emessa una ordinanza cautelare per entrambi.

Quella ordinanza è stata impugnata e discussa ieri. Armi e droga aggravati dalla camorra i reati ipotizzati a loro carico. In realtà il quadro così come prospettato dalla Dda di Napoli è di quelli che rischiano di sfociare in una vera e propria rappresaglia tra le due fazioni del clan dei Casalesi, quella degli Schiavone e quella dei Bidognetti.

Dopo un primo tentativo degli Schiavone di tendere un agguato (non contestato) ai danni dei rivali furono i Bidognetti ad esplodere prima alcuni colpi di arma da fuoco in piazza Mercato, poi contro l’abitazione di Schiavone in via Bologna e successivamente presso l’abitazione in via Ovidio a San Cipriano d’Aversa di Reccia. Un pericolo di agguati di sangue che la Dda vuole eliminare tenendo i due in cella.

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