NAPOLI – I carabinieri del Ros hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della repubblica di Napoli, dal GIP del locale Tribunale nei confronti di 3 persone (due sottoposte agli arresti domiciliari e una alla sospensione dai pubblici uffici per 12 mesi). Poiché indagate, a vario titolo, dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio aggravata dalle finalità mafiose. Per aver favorito il clan Polverinooperante a Marano di Napoli e comuni limitrofi. Tra gli arrestati anche l’ex sindaco di Marano, nel Napoletano, Mauro Bertini, 75 anni, oggi consigliere d’opposizione, finito ai domiciliari.
Il provvedimento restrittivo trae origine da indagini svolte dai carabinieri del Reparto Anticrimine di Napoli. In prosecuzione di quelle che il 24 maggio 2017 hanno portato all’esecuzione di una misura cautelare in carcere. E agli arresti domiciliari di 5 persone indagate dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e altro.
All’epoca, l’attività investigativa aveva consentito di documentare come gli imprenditori santantimesi Aniello e Raffaele Cesaro, in società occulta con esponenti del sodalizio camorristico dei Polverino di Marano di Napoli e, in particolare, con il sostegno economico del capo clan Polverino Giuseppe detto ‘o Barone, tra gli anni 2005/2006 fossero riusciti ad aggiudicarsi la concessione per l’esecuzione dei lavori di realizzazione del locale Piano di insediamento produttivo.
I successivi approfondimenti, sviluppati attraverso mirati accertamenti di tipo patrimoniale e bancario a riscontro del contenuto di intercettazioni e di dichiarazioni rese dagli indagati successivamente all’operazione del maggio 2017, hanno permesso di ricostruire il ruolo avuto da parte di figure appartenenti alla Amministrazione comunale di Marano di Napoli e al settore dell’imprenditoria nella specifica vicenda.
(LaPresse)