NAPOLI – Frane e smottamenti causati da temporali e bombe d’acqua, mentre il terreno cede ad allagamenti e trombe d’aria: è forte il rischio idrogeologico in Campania dove gli eventi climatici estremi diventano sempre più frequenti, colpendo con sempre più forza un territorio fragile. Il rischio idrogeologico nella regione non è però esclusivamente frutto dei cambiamenti climatici. Ad aver condizionato il terreno l’azione dell’uomo e le continue modifiche al territorio. Grave sotto due aspetti. Non solo perché gli interventi aumentano la possibilità che avvengano frane e smottamenti ma anche perché, in questo modo, nelle aree a rischio sono presenti molti più beni e persone, spesso con effetti catastrofici. Il continuo disboscamento, l’abbandono dei terreni montani, gli incendi boschivi, tecniche agricole invasive e poco rispettose dell’ambiente così come l’estrazione incontrollata di fluidi dal sottosuolo: tutte cause che, insieme, peggiorano il grave dissesto idrogeologico del già fragile territorio campano.
Il 90% dei Comuni a rischio
Nove su dieci dei Comuni della regione, dalla provincia partenopea a quella di Terra di Lavoro, presentano rischio idrogeologico. La Campania è tra le nove regioni, insieme a Valle D’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria, dove dal 90% al 100% dei Comuni, secondo le Autorità di Bacino, presentano un elevato rischio idrogeologico. In Campania sono più di 90mila gli edifici che si trovano in aree a pericolosità da frana ‘elevata’ e ‘molto elevata’. Secondo le stime dell’Ispra si tratterebbe di 90.789 immobili, all’incirca l’8,6% di tutti gli edifici della Campania.
Più di 70 eventi estremi in 10 anni
Con più di venti trombe d’aria, altrettanti allagamenti e ben cinque esondazioni fluviali sono evidenti le conseguenze del riscaldamento globale in Campania. Più di 70 gli eventi estremi registrati dal 2010 al 2022. Caldo record nei mesi estivi e piogge sempre più intense, notti tropicali, grandinate estreme e trombe d’aria sempre più violente. Una escalation che preoccupa le amministrazioni e aumenta il rischio idrogeologico di un territorio che si rivela troppo fragile rispetto alla forza degli eventi. Soltanto negli ultimi dieci anni sono state registrate 25 danni da trombe d’aria, 21 allagamenti dovuti a forti temporali, 14 danni consistenti a infrastrutture o al patrimonio culturale e ben 5 esondazioni fluviali.
L’industria locale in pericolo
I danni derivanti dal rischio idrogeologico non consistono soltanto in quelli causati a cose o persone. Le ricchezze della Campania sono in pericolo, anche per quanto riguarda il tessuto produttivo. Sono più di 8mila le aziende che si trovano in aree a rischio elevato di frana. In pericolo, insieme alle industrie anche i 21mila lavoratori impiegati nelle aziende. Ben 60mila le unità che si trovano esposte al rischio inondazione, con oltre 200mila lavoratori in tutta la regione e oltre 2 milioni nel resto d’Italia. Sono in particolare le imprese agricole e quelle edilizie a trovarsi in condizioni precarie, trovandosi per loro stessa natura in territori pianeggianti e troppo spesso esposti ad erosione idrogeologica a causa degli interventi intensivi dell’opera umana.
La cultura minacciata
Il patrimoni culturale della Campania è in pericolo a causa del dissesto idrogeologico: sono oltre 3mila i siti storici e culturali, soltanto in Campania, che sono sottoposti a una concreta minaccia a causa di frane e allagamenti. Oltre 40mila i monumenti in tutta Italia che potrebbero subire danni a causa di inondazioni nello scenario, poco probabile, di eventi estremi.
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