ROMA (LaPresse) – Domani la sentenza che rischia di dare un colpo letale alla prima giunta pentastellata del Campidoglio, Virginia Raggi. A giudizio per falso in atto pubblico, se condannata rischia il posto di sindaca. E, sulla vicenda, lo stesso vicepremier Luigi Di Maio sottolinea: “Io non conosco l’esito del processo, ma il nostro codice di comportamento parla chiaro”.
In attesa della sentenza
La sentenza che agita i sonni pentastellati arriva dopo quasi due anni e mezzo di lavoro. Nei quali la giunta capitolina ha sostituito otto assessori e il processo che si chiude domani è solo l’ultima di una serie di grane giudiziarie che hanno costretto alle dimissioni diversi stretti. O strettissimi collaboratori di Raggi.
Chi è stato coinvolto nelle indagini
A finire in disgrazia, sotto i colpi delle inchieste di Piazzale Clodio, sono stati nell’ordine: l’ex assessore all’ambiente Paola Muraro (indagata per abuso d’ufficio, posizione poi archiviata), l’ex capo del personale Raffaele Marra (tutt’ora sotto processo per corruzione e abuso d’ufficio in due diversi procedimenti). L’ex capo della segreteria politica Salvatore Romeo (indagato per abuso d’ufficio, posizione per la quale è stata poi chiesta l’archiviazione), l’ex presidente di Acea e consulente della giunta per il progetto Stadio Roma, Luca Lanzalone (indagato per corruzione).
Il mandato di Virginia Raggi
Inoltre la giunta, Muraro a parte, ha perso per strada una serie di assessori per divergenze politiche, controversie amministrative o vicende personali. In meno di due anni, hanno lasciato gli ex assessori alle Partecipate Massimo Colomban e Alessandro Gennaro, l’assessore all’Ambiente Paolo Berdini, l’assessore al Commercio Adriano Meloni. E ben tre assessori al Bilancio. Marcello Minenna, Andrea Mazzillo e Raffaele De Dominicis.
di Alessandra Lemme