NAPOLI – La sanità campana è all’anno zero e negli Pronto soccorso di vive quotidianamente un’emergenza senza fine. Ogni giorno le ambulanze sono costrette a cercare disperatamente un posto per i malati negli ospedali di Napoli e delle altre province campane. Mancano spazi, non c’è personale, le risorse sono insufficienti e l’organizzazione messa in campo finora non ha risolto i problemi. I sindacati, però, non si limitano a criticare chi gestisce. E così provano a lanciare anche proposte. Quella del Saues, guidato a livello nazionale da Paolo Ficco, finirà presto sul tavolo del governo. Nei servizi di emergenza territoriale e di pronto soccorso ospedaliero manca una uniformità dei servizi di emergenza sanitaria (118 e PS) sul territorio nazionale, non c’è un raccordo territorio-ospedale in emergenza, è gravissima la carenza di personale medico nei servizi di emergenza territoriale e di Pronto Soccorso ospedaliero con tutte le conseguenze negative che si ripercuotono sia sull’assistenza sanitaria, come i ritardati interventi sanitari e una assistenza inadeguata all’utente e sia a danno degli stessi medici per surplus di lavoro, fanno sapere dal sindacato. Il Saues è pronto a rivolgersi direttamente al governo guidato da Giorgia Meloni, anche perché aspettarsi un miracolo in Campania sarebbe mera illusione. Il sindacato ritiene che le criticità possano essere risolte attraverso l’emanazione di un provvedimento legislativo che preveda “l’incremento del numero dei posti per l’accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia in relazione al fabbisogno del personale medico; l’inquadramento in ruolo da parte delle Aziende sanitarie e delle Aziende ospedaliere, dei medici convenzionati, che ne facciano richiesta, che abbiano maturato, anche in forma non continuativa, almeno 5 anni di anzianità di servizio, con incarico sia a tempo indeterminato che determinato nei servizi di emergenza territoriale e di Pronto Soccorso Ospedaliero. I medici convenzionati dovranno operare nei servizi di Emergenza Territoriale o di Pronto Soccorso Ospedaliero alla data di emanazione della legge, pper evitare che preziosi professionisti, che prestano la loro opera nei servizi di Emergenza Territoriale e di Pronto Soccorso Ospedaliero, transitino in altri servizi sanitari, così come si sta verificando)”. Un modo per evitare anche che le aziende ospedaliere finiscano per ricorrere ai ‘medici gettonisti’, pagati a peso d’oro per coprire qualche turno. La proposta di legge del Saues prevede anche che “decorrere dalla data di emanazione della legge, i medici convenzionati di emergenza territoriale con incarico a tempo indeterminato e determinato siano ammessi in soprannumero alla Scuola di Specializzazione di Medicina di Emergenza e Urgenza”. E ancora la “abrogazione dell’articolo 2 del DPR del 27 marzo del 1992 che demanda “alle Regioni l’organizzazione delle attività di Emergenza Sanitaria”; anche in relazione al fatto che tale articolo è in contrasto con l’ articolo 1 dello stesso DPR che fissa il livello assistenziale di emergenza sanitaria da assicurare con carattere di uniformità in tutto il territorio nazionale”. Centralizzare, non delegare a chi finora ha fallito. Poi il Sindacato autonomo urgenza emergenza sanitaria chiede anche l’istituzione del DIE (Dipartimento Integrato di Emergenza Sanitaria), costituito da due unità operative autonome di Emergenza Territoriale e Pronto Soccorso Ospedaliero. “Nel DIE opera il medico di Emergenza Sanitaria con incarico di medico dipendente ex Ccnl della Dirigenza medica o di medico convenzionato ex Acn di Medicina Generale, che sceglie una delle due unità operative per l’assegnazione dell’incarico. All’Unità Operativa di Pronto Soccorso è attribuita una congrua indennità aggiuntiva. Il Medico di Emergenza Sanitaria, incaricato nell’Unità Operativa di Emergenza Territoriale, può, previa sua disponibilità, svolgere, oltre alle 38 ore settimanali legate al proprio incarico, ore di lavoro nei Pronto Soccorso fino al raggiungimento delle 48 ore settimanali. Ugualmente, il Medico di Emergenza Sanitaria, incaricato nei PS, può svolgere turni di lavoro, oltre alle 38 ore settimanali legate al proprio incarico, nei servizi di Emergenza Territoriale”, si legge nel testo che sarà inviato agli uffici del governo nazionale. “Allo stato attuale, si riscontra che il giovane medico è poco propenso ad accettare l’incarico nei servizi di emergenza territoriale in qualità di convenzionato; così come avviene per il medico specialista. D’altra parte, il medico convenzionato di emergenza territoriale tende a transitare in altri servizi sanitari territoriali, quali quelli di assistenza primaria e continuità assistenziale in quanto meglio remunerati e meno rischiosi. Anche il medico di Pronto soccorso è orientato a contrarre altre tipologie di incarico, tenuto conto che l’attività di Pronto Soccorso è diventata altamente stressante per il turni massacranti cui i medici sono sottoposti ed anche perché il lavoro di Pronto Soccorso è poco remunerato. Una forma di riordino del sistema dell’emergenza sanitaria, così come proposto dal Saues, sopperisce alla grave carenza di personale medico sia del servizio di Emergenza Territoriale che di Pronto Soccorso ospedaliero, risolvendo le criticità che da essa possono derivare”, ha concluso Ficco. Per risolvere l’emergenza bisogna guardare a Roma.
Caos Sanità, il pressing è sul governo
Sul tavolo una proposta di legge per una diversa gestione dei medici che tagli fuori i ‘gettonisti’