Capodanno di sangue ad Afragola: un anno senza verità per Concetta Russo

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Operazione della polizia
Operazione della polizia

AFRAGOLA – Un anno è trascorso da quella notte di San Silvestro che doveva essere di festa e che invece si è macchiata del sangue di una madre. Un anno, e il mistero sulla morte di Concetta Russo, 45 anni, uccisa da un proiettile alla testa mentre celebrava l’arrivo del nuovo anno con i suoi parenti, è ancora fitto. Oggi, mentre Napoli e l’Italia intera si preparano a un altro Capodanno, il ricordo di quella tragedia avvenuta in un appartamento di via Plebiscito ad Afragola suona come un monito tanto terribile quanto inascoltato.

La prima, frettolosa ricostruzione dei Carabinieri parlò di un proiettile vagante, uno dei tanti che trasformano i cieli del napoletano in una roulette russa a cielo aperto durante la notte del 31 dicembre. Una fatalità assurda, si pensò. Ma la verità, emersa nelle ore successive, si rivelò ancora più agghiacciante. Il colpo non era arrivato dall’esterno. Era partito dall’interno di quella casa, da una delle persone con cui Concetta, tornata da Pantigliate, nel milanese, per riabbracciare la sua famiglia d’origine, stava condividendo l’attesa della mezzanotte.

Gli investigatori dell’Arma, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, hanno lavorato senza sosta. Nell’appartamento, dove si trovavano almeno una decina di persone, è stato rinvenuto e sequestrato il proiettile fatale: un calibro 380 (o 9 mm corto), piccolo ma letale. L’arma, una pistola di dimensioni contenute, non è invece mai stata trovata. Svanita nel nulla, fatta sparire quasi certamente da chi ha sparato, forse con la complicità di altri presenti terrorizzati. Nessuno degli invitati alla festa possedeva un porto d’armi, un dettaglio che conferma la detenzione illegale della pistola.

L’ipotesi che ha preso corpo fin da subito è quella dell’incidente, di un gesto sconsiderato e criminale. Qualcuno, forse per un’assurda esibizione di potere o per festeggiare in modo sconsiderato, ha impugnato l’arma e ha fatto fuoco. Il proiettile ha raggiunto Concetta alla testa, non lasciandole scampo. La corsa disperata verso l’ospedale Cardarelli di Napoli, dove è giunta intorno all’una di notte, e un delicato intervento chirurgico non sono bastati a salvarla. La donna, madre di due figli, è spirata poco prima delle 9 del mattino del primo gennaio, lasciando un vuoto incolmabile e un’inchiesta complessa, ostacolata da un muro di reticenza.

La morte di Concetta Russo è stata la punta più tragica di un iceberg di violenza che ha segnato l’inizio dello scorso anno. Il bilancio nazionale fornito dal Dipartimento della pubblica sicurezza fu un vero e proprio bollettino di guerra: 274 feriti in tutta Italia, con un’impennata del 52% rispetto ai 180 dell’anno precedente. Di questi, 12 furono causati da armi da fuoco e 262 da fuochi d’artificio. A Napoli e provincia la situazione fu ancora più drammatica: la Questura registrò oltre 30 feriti, tra cui tre minori, più del doppio rispetto ai 16 dell’anno prima.

A un anno di distanza, mentre le lancette corrono verso un nuovo anno, il ricordo di quella notte serve da monito. La storia di Concetta Russo non è solo la cronaca di un delitto irrisolto, ma il simbolo di una cultura della violenza e dell’illegalità che trasforma la festa nella sua antitesi più crudele. Una tragedia nata tra le mura domestiche, che ci ricorda come il pericolo, a volte, non venga da un proiettile vagante, ma dalla sconsiderata follia di chi ci sta accanto.

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