Nel 2015 c’erano 52.000 movimenti di aerei registrati a Capodichino. Quest’anno hanno raggiunto quota 90.000. “È stato l’aeroporto che è cresciuto di più in Italia ed è tra i primi d’Europa”, hanno fatto sapere gli attivisti del comitato No-Fly Zone. Ma per questi incrementi c’è poco da stare allegri. Perché sono avvenuti, sostiene il gruppo, a discapito della quiete e della sicurezza dei cittadini. Da qui la petizione che è tesa a chiedere al Governo, ora guidato dal premier Giorgia Meloni, il reinsediamento dello scalo di Grazzanise nel Piano nazionale degli aeroporti e a alleggerire, e non smantellare, quello presente a Napoli.
Il documento finirà sul tavolo di Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, oltre che su quelli del prefetto partenopeo, Claudio Palomba, e del sindaco Gaetano Manfredi. Il fatto che il comitato interessi l’autorità giudiziaria è legato ai potenziali pericoli che determina l’ormai enorme presenza di velivoli che passano sui tetti delle case che contornano l’aeroporto. “Il sorvolo degli aerei a bassa quota – ha ricordato la compagine – crea inquinamento atmosferico, violando non solo il diritto a un ambiente sano, ma provoca anche un rumore assordante che non consente lo svolgimento delle normali attività nelle abitazioni, come parlare al telefono, conversare con i familiari o ascoltare la televisione. Ciò accade con una frequenza insopportabile dalle 6 alle 23. Riteniamo che siano violate leggi, normative e regolamenti che tutelano i cittadini, le cui abitazioni sono sottostanti alle rotte aeree. Su Capodichino atterrano e decollano 90.000 aerei all’anno, troppi per un City Airport e troppi per una città come Napoli che conta un milione di abitanti. Capodichino è saturo da anni, lo sanno le istituzioni, le amministrazioni, gli enti e i ministeri ai quali abbiamo chiesto il reinsediamento di Grazzanise nel piano nazionale degli aeroporti”. No-Fly Zone continuerà a raccogliere firme per rafforzare questa richiesta anche oggi con il suo gazebo che sarà allestito in viale Colli Aminei attivo dalle 10 alle 13.
Tanti partenopei, preoccupati dal sovraffollamento di voli che caratterizza da troppi anni Capodichino, vedono in Grazzanise la soluzione più giusta: c’è spazio, c’è già una pista, è un paese ben collegato con il capoluogo campano e con la rete autostradale. Insomma, ha diversi elementi che la rendono idonea ad ospitare uno scalo che possa alleggerire l’aeroporto di Napoli appesantito dai 90.000 movimenti che si sono registrati nel 2023. Se l’opzione Grazzanise è tornata di attualità è perché il sindaco Enrico Petrella e il consigliere regionale Alfonso Piscitelli in estate incontrarono, a Roma, il ministro Guido Crosetto per chiedere se la Difesa fosse disponibile a valutare un uso condiviso della pista ospitata dalla base dell’aeronautica militare anche per finalità commerciali.
E Crosetto, consultatosi con il suo capo di gabinetto, diede la disponibilità a valutare un progetto. Un passo enorme. Era il principale scoglio da superare e il primo cittadino e Piscitelli ci erano riusciti. E non lasciandosi abbindolare dalle sirene dello scalo civile, operazione bellissima, ma che richiederebbe tutt’altra trafila e investimenti ben più onerosi, Petrella tiene la barra dritta sul progetto iniziale: costruire un hub commerciale a Grazzanise, un’infrastruttura che manca e di cui beneficerebbe, come hanno ricordato a Cronache nei giorni scorsi il manager Castrese Catone e Beniamino Schiavone, presidente di Confindustria Caserta, non solo la Campania, ma tutto il sud, rivoluzionando le rotte commerciali e rendendo il porto di Napoli appetibile per nuove rotte che al momento sono tutte intercettate dalla Liguria.
Ottenuta la disponibilità dalla Difesa, raccolto il consenso degli industriali, con i parlamentari di centrosinistra, centrodestra e 5 Stelle che si sono mostrati uniti chiedendo al Governo di impegnarsi per reinsediare Grazzanise nel piano nazionale degli aeroporti, adesso resta solo da preparare il progetto. E servono soldi e il supporto delle università. Ma potrà essere fatto solo con l’appoggio della Regione Campania. Ed è per questo che Petrella è al lavoro per far arrivare ai vertici dell’esecutivo campano la sua idea, cioè quella di creare l’hub commerciale nel Basso Volturno: un’infrastruttura che darebbe a questo territorio l’occasione di riscatto che cerca da decenni e che merita. Per trasformare in realtà il sogno dello scalo merci è fondamentale il sì di Palazzo Santa Lucia e se il governatore Vincenzo De Luca dovesse convincersi della bontà del progetto avrà l’opportunità di contribuire al processo di crescita di un’area che per troppo tempo è stata abbandonata.