ROMA– “Assicuro che il ministero dell’Interno applica con rigore ai propri dirigenti la normativa in materia di inconferibilità e incompatibilità dell’incarico che trova il suo caposaldo nella cosiddetta ‘legge Severino'”. Così la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, risponde a una interrogazione sulla vicenda che ha portato alle dimissioni di Michele Di Bari, Capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale, in relazione ad una recente inchiesta giudiziaria che vede coinvolta la moglie con riguardo ad ipotesi di sfruttamento di braccianti extracomunitari.
“Il ministero dell’Interno applica ai propri dirigenti anche il codice di comportamento, altro strumento fondamentale di affermazione e diffusione dei principi etici di diligenza, lealtà, imparzialità cui devono attenersi tutti i dipendenti dell’Amministrazione”, prosegue Lamorgese. “Tali regole trovano puntuale applicazione per le attività di rilievo economico che si svolgono in qualsiasi campo, anche in quello della gestione dell’accoglienza. Che, peraltro, non è oggetto dell’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Foggia”.
“Le verifiche in materia di inconferibilità e incompatibilità – ricorda la ministra – hanno naturalmente riguardato nel corso della sua carriera anche il prefetto Michele Di Bari in tutti i vari e delicati incarichi da lui ricoperti”.
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