SANTA MARIA CAPUA VETERE – Un nuovo episodio di violenza ha sabato scorso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Un gruppo di detenuti ha aggredito con violenza alcuni agenti della Polizia Penitenziaria, facendo nuovamente emergere le criticità che da tempo segnano il sistema carcerario italiano. Secondo le prime ricostruzioni, la scintilla sarebbe stata il malore accusato da un detenuto. Il ritardo dei soccorsi medici ha esasperato gli animi di un gruppo di reclusi, che avrebbe reagito con una violenta protesta culminata nell’aggressione fisica al personale in servizio. Un copione purtroppo già visto, che si inserisce in una lunga serie di episodi analoghi registrati negli istituti penitenziari del Paese.
A denunciare la gravità della situazione è il Consipe, sindacato della Polizia Penitenziaria. Il segretario nazionale Francesco De
Curtis (nella foto a sinistra)non nasconde la propria indignazione: “È intollerabile che il nostro personale continui a pagare per inefficienze
che non dipendono da loro. Quando la sicurezza penitenziaria poggia solo sulla fisicità degli operatori, senza adeguati rinforzi e strumenti, il sistema è destinato al collasso”. Sulla stessa linea, il vicepresidente Luigi Castaldo e il dirigente nazionale Vincenzo Santoriello (nella foto a destra) sollevano il nodo delle dotazioni: “Com’è possibile che la Polizia Penitenziaria sia l’unico Corpo dello Stato a non essere dotato di taser? Dopo centinaia di aggressioni solo quest’anno, continuare a negarci strumenti di difesa adeguati è una follia”.
Il sindacato ha espresso piena solidarietà agli agenti coinvolti, augurando loro una pronta guarigione, ma al tempo stesso ha rivolto un appello accorato alle istituzioni: «Basta promesse, servono fatti concreti per restituire dignità e sicurezza a chi ogni giorno garantisce l’ordine nelle nostre carceri», ha concluso De Curtis.
L’episodio riaccende i riflettori su un sistema penitenziario alle prese con problemi cronici: carenza di personale, strutture obsolete e un crescente numero di episodi di violenza. In attesa di chiarimenti sull’accaduto, resta aperto un interrogativo che ormai non può più
essere rinviato: quanto ancora dovrà aspettare la Polizia Penitenziaria per vedere riconosciute le proprie esigenze di sicurezza?