“Non è possibile che a Lecce con 1200 detenuti circa ci siano in organico 580 poliziotti, mentre a Napoli-Secondigliano con gli stessi detenuti i poliziotti in organico 1080”. Così in una nota il segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), Federico Pilagatti.
“A Taranto con 800 detenuti 280 poliziotti mentre a Catanzaro con meno di 700 detenuti 470 poliziotti in organico. A Foggia invece con circa 600 detenuti vengono gestiti da 260 poliziotti, mentre Padova con 625 detenuti ha in organico ben 414 poliziotti e ancora Trani con 390 detenuti e 211 poliziotti mentre Palermo 350 detenuti gestiti da un organico di 367 poliziotti”, prosegue.
“Il sindacato autonomo polizia penitenziaria, ritiene uno schiaffo quello subito dai detenuti di Borgo Sanicola e delle carceri pugliesi, poiché a fronte di un centinaio di maestri falegnami, ci sono quasi 4000 detenuti a cui non interessa certo il design degli arredi delle stanza, ma avere la possibilità di un lavoro, di un percorso di rieducazione che nei fatti, nonostante il grande sacrificio degli operatori è inconsistente a causa della mancanza di risorse umane ed economiche”, va avanti Pilagatti.
“Si vuole anche evidenziare che i progettisti di tali arredi saranno forse anche bravi designer, ma completamente all’oscuro di cosa è un carcere e di quello che avviene. Proprio il Sappe, per arginare la prepotenza e la violenza dei detenuti, aveva chiesto che gli arredi (letti e i tavoli) fossero saldati al pavimento delle stanze poiché rappresentano uno dei modi utilizzato i detenuti per organizzare rivolte e pestaggi”, ricorda.
“Nel suo discorso di insediamento il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato di carceri e ha detto che per avere il rispetto e la fiducia dei cittadini devono essere rispettati alcuni principi tra cui “la certezza della pena”, “la legalità” riconoscendo alla polizia penitenziaria un ruolo che è stato negli anni sempre di più offuscato e poi la vivibilità delle carceri e il rispetto dell’articolo 27 della costituzione che prevede il reinserimento del condannato”, aggiunge. “Presidente Meloni faccia quello che ha promesso riformando l’amministrazione penitenziaria, e mettendo alla direzione delle carceri dei magistrati che conoscono le strutture e i detenuti come i procuratori Gratteri , Di Matteo e Ardita”, conclude.
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