NAPOLI – I vertici dell’azienda ospedaliera Cardarelli non riescono a fare fronte ai ricoveri di emergenza e tentano di scaricare l’afflusso di pazienti su altri ospedali. Ieri il direttore dell’unità operativa “Emergency management-Bed management” Ciro Coppola (nominato anni fa proprio con il compito di eliminare il fenomeno dei pazienti ricoverati sulle barelle) ha scritto al direttore del servizio 118 di Napoli Centro Giuseppe Galano per segnalare “la saturazione della capacità ricettiva” dell’area del pronto soccorso e dell’osservazione breve, a causa della presenza di “numerosi pazienti”. Un problema che si ripropone da anni, ma al quale i vertici, a cominciare dal direttore generale Marco D’Amore, non hanno mai trovato soluzione. Tanto è vero che Coppola chiede di evitare di inviare al Cardarelli “pazienti che possano trovare opportuno riscontro assistenziale” presso altri ospedali. Questo per “salvaguardare, in qualche modo, la continuità di esercizio” dell’area sanitaria di emergenza. Non si capisce quali siano poi queste strutture, dato che nell’area di Napoli i posti di Ps sono pochi e la scelta è molto ristretta: Pellegrini, Ospedale del mare e San Paolo. La missiva è indirizzata per conoscenza anche al direttore generale e al direttore sanitario aziendale del Cardarelli. Su questa struttura finiscono per concentrarsi gran parte degli accessi di emergenza dell’area partenopea, come più volte notato dai rappresentanti di categoria. “Siamo alle solite – dichiara il segretario regionale del sindacato Nursind Antonio Eliseo – abbiamo sollecitato la Regione a intervenire e il ministero le ha ingiunto di risponderci. Ma l’Ente continua a essere sordo. E’ sempre lo stesso giro di direttori generali, abbiamo un problema serio anche per la dirigenza”.
Secondo quanto denunciato nei mesi scorsi dal sindacato, nessuna azienda della Campania ha adottato dei piani di gestione del sovraffollamento dei Pronto soccorso in conformità con quanto previsto dalle linee di indirizzo nazionali. Del resto, i sistemi informatici di molte aziende risultano obsoleti e non aggiornati.
Ci sono gravi carenze nella disponibilità quotidiana di posti letto per i pronto soccorso. Le Osservazioni brevi intensive, in molte Aziende, non risultano attive, nonostante dal 2015 sia prevista la loro obbligatoria attivazione anche in semplici presidi ospedalieri. Per l’utilizzo dei 5 codici numerici (o a colori) per il triage intraospedaliero ogni struttura fa a modo suo.
In molti reparti di emergenza, ricorda il Nursind, non risultano approvati i protocolli aziendali di triage dai direttori delle rispettive Unità operative nonostante le Linee guida nazionali del 2001 lo prevedessero. La Campania registra un rapporto tra posti letto per acuti/post acuti ogni 1.000 abitanti tra i peggiori d’Europa, nei Pronto soccorso della regione si registrano quotidianamente episodi di aggressioni verbali e fisiche ai danni degli operatori sanitari.
In diversi ospedali, dopo più di due anni di pandemia, non sono stati mai attivati i pre-triage e in molti pronto soccorso della Campania, nonostante lo stanziamento di fondi statali nel 2020, non sono stati effettuati i lavori di ristrutturazione e si registrano tutt’ora criticità e promiscuità nei percorsi sporco/pulito.
Cardarelli, i manager annaspano
Pronto soccorso pieno, i dirigenti cercano di dirottare altrove i pazienti