NAPOLI – “Si rappresenta alle S.V. in indirizzo l’indicazione di evitare la afferenza a questa struttura di pazienti che possono trovare opportuno riscontro assistenziale presso altri Pronto soccorso”. Con queste parole contenute in una nota inviata alla direzione del 118, i manager dell’ospedale Cardarelli hanno chiesto, ancora una volta, di limitare gli accessi nel reparto d’emergenza che ormai è strapieno di pazienti e barelle. Una situazione drammatica che è diventata una triste consuetudine. Nonostante il cambio di guida dell’Azienda ospedaliera, il dramma è quotidiano. E’ l’intero comparto ad essere in difficoltà e il Cardarelli è preso d’assalto da cittadini che hanno bisogno di cure mediche che non trovano assistenza in presidi più vicini. Con la conseguenza che il reparto di Osservazione breve è un carnaio, come lo è stato l’estate scorsa, come accaduto l’anno prima, come si verifica da tanto, troppo tempo. Con immagini che fanno male, malissimo, che raccontano quanto difficile sia lavorare tra quelle corsie e quanto pesante sia dover ricevere cure mediche tra mille disservizi. Sono delle ultime ore le immagini filtrate dall’interno del Pronto soccorso dell’ospedale collinare, di una donna costretta a ricevere una emotrasfusione sotto gli occhi dei vicini di barella, decine di occhi, nel pieno di un reparto che dovrebbe essere un corridoio di smistamento e non certo una zona in cui praticare un intervento di questo tipo. L’eccezione, però, ormai al Cardarelli è diventata la regola, come si evince facilmente da quelle poche parole in burocratese scritte al 118 dal bed manager Ciro Coppola. Dietro i formalismi c’è tutto il peso dell’impotenza, dell’impossibilità di fare qualcosa di diverso dal chiedere alle ambulanze di evitare il più possibile l’ospedale più grande del Mezzogiorno. Da oltre 7 anni il governatore Vincenzo De Luca racconta di una sanità campana pronta a spiccare il volo per diventare un’eccellenza italiana, europea, mondiale e di continuo arrivano annunci su miliardi di euro da destinare al comparto per consentire la rivoluzione. Il tempo, però, passa. E queste parole continuano a portarle via il vento e a restare una bellissima idea che si scontra con una realtà drammatica sotto ogni aspetto, per qualsiasi tipo di paziente che abbia bisogno di avere a che fare con la sanità. Le liste d’attesa, le complicanze burocratiche da affrontare per prenotare una visita domiciliare, i tetti di spesa dei centri specializzati che si esauriscono in una manciata di giorni ogni mese, la medicina territoriale che resta un miraggio e il caos all’interno degli ospedali. Le promesse tradite, nonostante lo straordinario lavoro che il personale sanitario fa ogni giorno in condizioni davvero complicate, sono una beffa doppia davanti all’immagine di una donna costretta a sottoporsi a una trasfusione in un reparto di osservazione breve. L’ultimo scatto di un tragico album che giorno dopo giorno si arricchisce di storie che nessuno vorrebbe vivere o raccontare. Ma che sono destinate a ripetersi fatalmente se quella rivoluzione promessa non comincerà per davvero. In tanti non ci credono più. A cominciare dal centrodestra, appena arrivato al governo nazionale, che ipotizza un commissariamento. Per un nuovo anno zero.
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Cardarelli. Sanità a picco, trasfusioni nel salone
L’ospedale ancora un volta chiede al 118 di limitare gli accessi, l’emergenza è diventata la normalità nel comparto che affonda