MILANO – Banca Carige prepara un nuovo piano industriale da annunciare a febbraio intanto che il governo apre un paracadute di potenziali 4 miliardi di euro per evitare all’istituto ligure di finire in bancarotta.
Dopo il commissariamento imposto dalla Bce con i tre commissari Fabio Innocenzi, Raffaele Lener e Pietro Modiano e il decreto di sostegno varato ieri dall’esecutivo gialloverde si attendono altri passi con le Autorità europee.
Un portavoce dalla Commissione Ue chiarisce che a Bruxelles si è “preso atto” del provvedimento ma gli “strumenti” che l’Italia devono essere discussi perché rimangano “nel quadro delle norme europee” e non risultino come aiuti di Stato illegittimi.
Dalla bozza del decreto legge emerge la potenza di fuoco messa in campo dal Ministero dell’Economia e delle Finanze
Intanto che si attende di conoscere l’esito dell’esame Srep della Bce, che servirà ad avere la reale fotografia del capitale di Carige.
La garanzia dello Stato per le eventuali obbligazioni di Banca Carige può arrivare fino a un massimo di 3 miliardi
Il tetto di soldi pubblici su una eventuale ricapitalazzazione precauzionale “per evitare o porre rimedio a una grave perturbazione dell’economia e preservare la stabilità finanziaria” non dovrà superare 1 miliardo.
Intanto, per farsi trovare preparato, l’esecutivo accantona 2 miliardi in un fondo nel bilancio 2019 che coprirà da eventuali costi per la sottoscrizione di bond o per l’eventuale ingresso nel capitale dell’istituto ligure.
Carige spiega in una nota che la ricapitalizzazioni con fondi pubblici è una “ipotesi del tutto residuale”
Al momento la banca è impegnata nella trattativa per tagliare, da un insostenibile 16%, il tasso del bond sottoscritto dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi per 320 milioni.
L’obiettivo sarebbe quello di ridurlo all’8%
Nell’attesa di capire se i 400 milioni dell’aumento su cui il primo socio Malacalza Investimenti si era astenuto, portando all’intervento dalla Bce, saranno sufficienti a garantire quel bond e a sostenere il piano, la società pubblica Sga sembra pronta per accollarsi i crediti deteriorati dell’istituto.
I commissari hanno avviato una due diligence sugli Npe della banca aprendo i libri ad “alcuni tra principali operatori italiani e esteri” con l’obiettivo di “una ulteriore drastica riduzione” dopo il recente taglio di 1,5 miliardi, per includere nel piano una percentuale degli Npe compresa tra il 5% e il 10% del totale dei crediti.
Poi Carige chiederebbe la garanzia statale per l’emissione dei bond e tenterà di essere appetibile “in ottica di aggregazione”. Nel corso dell’incontro di oggi tra sindacati e commissari è emerso che non ci sarebbe ancora un partner pronto a farsi carico di Carige.
La banca, non avrebbe in programma alcun esubero
“Ci hanno assicurato che al momento non ci saranno tagli all’occupazione“, dice il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni.
Sull’intervento dello Stato commenta inoltre il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che afferma che “è doveroso, bisogna salvaguardare i risparmiatori e bisogna avere attenzione“.
Secondo uno dei soci importanti di Carige, l’imprenditore Aldo Spinelli, l’istituto è a un punto di svolta e una “rinascita” ora è davvero possibile. (AWE/LaPresse)