ROMA – Uno scontro a parti invertite, ma gli attori sono sempre gli stessi. L’affaire Carige infiamma inesorabilmente la polemica politica e, quando si parla di banche, i protagonisti ad andare in scena sono Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Come fu per Banca Etruria, anche per l’istituto di credito genovese lo Stato va in soccorso, ma questa volta la mano tesa porta il nome del governo giallo-verde, e le critiche vengono direttamente dal Nazareno. A guidare la protesta è Renzi che dagli Usa non contesta il merito della misura adottata dall’esecutivo.
“Sono bastati dieci minuti di una riunione notturna del Consiglio dei ministri per smentire cinque anni di insulti e menzogne contro di noi. Matteo Salvini e Luigi Di Maio devono solo vergognarsi“, cinguetta il senatore di Pontassieve di prima mattina.
L’ex premier rimanda insomma al mittente tutte le accuse che chi oggi è alla guida del Paese gli aveva rivolto senza remore.
Salvini e Di Maio, scrive Renzi “hanno truffato gli italiani raccontando storie non vere su di noi: sulla Tav, sulla Tap, sull’Ilva, sulle trivelle… Adesso persino sulle banche. E’ proprio vero, puoi ingannare qualcuno per tutta la vita e puoi ingannare tutti per una sola volta. Ma non puoi ingannare tutti per tutta la vita“.
Non è tenera, e non c’è di che meravigliarsi, Maria Elena Boschi, coinvolta negli attacchi anche per la vicenda che aveva visto papà Pier Luigi tra i nomi del fallimento di banca Etruria. “Ieri il Governo del cambiamento ha salvato una banca. Giusto così, per i risparmiatori. Ma se fossero uomini seri Di Maio e Salvini dovrebbero riconoscere che hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi. Non lo faranno. Perché la parola verità non appartiene al loro vocabolario“, attacca tagliente.
Alla parola ‘risparmiatori’ è Salvini a saltare sulla sedia
“Mentre Renzi e Boschi i risparmiatori li hanno ignorati e dimenticati, noi siamo intervenuti subito a loro difesa senza fare favori alle banche, agli stranieri o agli amici degli amici – twitta -. Bene l’azione a tutela dei risparmiatori liguri e Italiani e bene il miliardo e mezzo stanziato in manovra per gli altri cittadini truffati“.
Non se la lascia scappare il socio di governo Di Maio che definisce “balle” quelle dette da Renzi e Boschi sulle banche. “Proprio loro parlano! Le smonto tutte in 10 punti che vi prego di diffondere al massimo!“, scrive sui social.
Non un euro alle banche, ma ricapitalizzazione e garanzie di nuovi titoli di Stato che “se si dovessero mettere soldi pubblici, banca Carige deve diventare di proprietà dello Stato. Ovvero deve essere nazionalizzata”.
Renzi e la Boschi, attacca Di Maio, “fanno le vittime, fanno ridere i polli: se avessero fatto come noi non ci sarebbero stati risparmiatori sul lastrico, ma evidentemente ai loro amici e parenti non conveniva“.
Tra i litiganti, a finire veramente sotto accusa è il premier Giuseppe Conte
Il Pd, guidato da Luigi Marattin, capogruppo alla Camera in commissione Bilancio, insinua il sospetto: Conte “è stato socio di Guido Alpa, a lungo consigliere di Carige e della sua Fondazione.
Conte è stato consulente di Raffaele Mincione, banchiere socio Carige
La domanda è molto semplice: quando il Consiglio dei ministri ieri sera ha votato il Salva Carige, il presidente Conte è uscito dalla sala, come si dovrebbe fare quando vi è fondato sospetto di possibile conflitto di interessi? Gradita risposta. Se non arriva, provvederemo a inviare la domanda per vie ufficiali”.
Da palazzo Chigi negano che il premier sia stato consulente di Mincione
“Non lo ha mai incontrato o conosciuto, neppure per interposta persona” e con il professor Alpa “non ha mai avuto uno studio professionale associato”. La replica non soddisfa e il Pd conferma: interrogazione a Conte sul conflitto di interesse. (LaPresse)