Carinaro, la rivelazione: “Dai servizi funebri alla vigilanza, gli affari gestiti da Raffaele Di Tella”

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Aldo Picca e Salvatore De Santis

CARINARO – Un elemento di spicco del clan: è così che Francesco De Chiara, neo collaboratore di giustizia, ha definito Raffaele Di Tella, alias Lelluccio a Moss. Arrestato lo scorso settembre con l’accusa di aver fatto parte del gruppo criminale guidato dal boss Aldo Picca, De Chiara, da oltre un mese, sta fornendo informazioni ai magistrati della Procura di Napoli sugli altri presunti sodali della compagine mafiosa coinvolti nella stessa inchiesta che lo ha portato in prigione. E tra questi c’è proprio Di Tella, che, stando al racconto di De Chiara, faceva da referente per il clan nella gestione delle attività illecite a Carinaro. Un ruolo che gli sarebbe stato attribuito, dice il pentito, direttamente dal boss Picca. Lelluccio a Moss, ha chiarito il collaboratore, percepiva anche uno stipendio dal clan. Di Tella avrebbe avuto, inoltre, interessi nel settore delle agenzie di onoranze funebri: a detta di De Chiara, infatti, imponeva una ditta a lui collegata per i servizi connessi ai funerali e alle relative pratiche, informazioni che il pentito afferma di aver ricevuto da Salvatore De Santis, o buttafuori, altro pezzo da novanta nell’organizzazione mafiosa attiva tra Teverola e Carinaro.

Agenzie funebri a parte, Lelluccio a Moss avrebbe esteso i suoi tentacoli anche nel business della vigilanza, imponendo determinate società a varie attività commerciali presenti sul territorio. Di Tella è tra i 30 imputati per i quali il pubblico ministero Simona Belluccio ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato (a seguito dell’indagine condotta dai carabinieri, tesa a smantellare la cosca diretta da Picca). I verbali degli interrogatori resi da De Chiara sono proprio tra gli atti del processo che affronterà Lelluccio Di Tella, da ritenersi innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, è accusato di associazione mafiosa ed estorsione.

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