MILANO – Le stanze per gli studenti sono poche e carissime. A Roma e a Milano l’offerta in questo segmento del settore immobiliare è sempre più in sofferenza e, di conseguenza, i prezzi volano. Da studenti e sindacati arriva un grido unanime, che chiede al legislatore interventi seri per regolare e gestire il mercato. Il boom dei prezzi emerge dalle varie indagini curate da player attivi nel comparto immobiliare. A partire da Idealista, che sottolinea come proprio quello delle case in condivisione, affittate perlopiù da fuorisede che iniziano il proprio percorso universitario, sia “un mercato abbastanza diverso” da quello degli appartamenti per giovani lavoratori o famiglie. Un mercato in cui “l’offerta è diminuita in generale del 43%, a Milano si è abbassata addirittura del 61%, a Roma del 48%, come in effetti in tutti i principali centri universitari”. Una minore disponibilità che comporta dunque una lievitazione dei prezzi: Milano in media 500 euro per stanza e a Roma 425. Dati snocciolati a LaPresse da Vincenzo De Tommaso, responsabile del centro studi, dati di agosto alla mano.
Un trend confermato anche dalle analisi di Tecnocasa, che pochi giorni fa evidenziava il dato al primo semestre 2022 sui contratti di locazione stipulati dalle agenzie del Gruppo, secondo cui su un campione totale di 4.268 contratti il 3,8% riguarda studenti universitari. Minore è l’offerta, più alti sono i prezzi. Idealista stima che quello di una stanza a Milano viaggi in media sui 500 euro, mentre a Roma sui 425. Una recente indagine di Immobiliare stima dal canto suo un budget di 620 euro per Milano e di 465 euro per la Capitale. Un mercato quindi sempre più congestionato, soprattutto in quei contesti, come sono le città a vocazione universitaria, a trazione giovanile e studentesca, che dirige gli investimenti dei player verso il fenomeno dello Student Housing, fenomeno in grado di totalizzare circa 8,1 miliardi di euro a livello europeo, come messo in luce da un report di Savills. Un settore “sicuramente promettente”, la cui evoluzione fa sperare in un progressivo “sblocco del mercato affitti” ha sottolineato De Tommaso.
In realtà, però, “l’offerta degli studentati privati non abbassa il prezzo. Chi gestisce queste strutture chiede anche 800 euro al mese per una singola, spingendo il mercato al rialzo”, afferma Nicolò Piras, coordinatore metropolitano dell’Unione degli Universitari di Milano, chiacchierando con LaPresse. Il problema principale sta “in un mercato troppo poco regolato. Abbiamo tantissimi piccoli proprietari che hanno uno-due appartamenti, mentre sono pochi a Milano i grandi proprietari” su cui si potrebbe intervenire, come accaduto ad esempio in Germania. “Ognuno di questi proprietari – ha precisato Piras – applica il prezzo che vuole, e sono pochissimi ad applicare il canone concordato del Comune”. Per affrontare questa situazione, “servirebbe un piano generale per costruire ancora, e per recuperare le case sfitte. Ma anche realizzarne di nuove, a canoni sociali, di cui possano beneficiare gli studenti, come studentati a prezzi controllati o amministrati”.
“Tutti questi elementi politici, disattesi o cancellati sia a livello locale che sovracomunali, portano al fatto che gli studenti o hanno alle spalle famiglie ricche o non possono godere del loro diritto allo studio”, aggiunge a sua volta Ermanno Ronda, segretario della Sicet-Cisl di Milano. Il cuore del problema dunque è la mancanza di offerta abitativa, che “cancella l’impatto di benefici come la cedolare secca al 10% e la riduzione dell’Imu del 25% per chi affitta a canone concordato. Incentivi fiscali che comunque non fanno desistere i proprietari di casa dal preferire l’affitto breve di tipo turistico”, ha chiosato il sindacalista.
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