Casal di Principe. Bidognetti, lettere dal carcere ai boss di Napoli

CASAL DI PRINCIPE – Sono i legami con l’area napoletana a rendere forte criminalmente, e quindi pericoloso, il gruppo Bidognetti. Intese che, senza dubbio, sono state favorite da intrecci familiari (perlopiù generati dal lato Carrino, cioè da Anna, ex consorte del boss Cicciotto ‘e Mezzanotte). Intese che, però, famiglia a parte, sarebbe riuscito a coltivare in autonomia anche Gianluca Bidognetti, detto Nanà, ritenuto dalla Dda di Napoli il nuovo leader della feroce cosca del clan dei Casalesi. Del patto tra la compagine che ora guiderebbe Nanà e gli Stabile, attivi a Chiaiano, abbiamo già scritto lo scorso gennaio. Oggi possiamo aggiungere un altro collegamento napoletano dei Bidognetti. Quale? Uno che, a quanto pare, lo legherebbe a Miano. A favorire questo legame non sarebbe solo Giuseppe Carrano, ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Nappello e nipote di Anna Carrino, ma anche la forte relazione che ci sarebbe tra Gianluca Bidognetti e Oscar Pecorelli, considerato dalla Procura esponente di spicco dell’articolazione mianese del clan Lo Russo. A testimoniare questa vicinanza ci sono diversi scambi epistolari tra i due (documentati dai carabinieri del Gruppo di Aversa), quando il primo si trovava nella prigione di Terni, recluso nel reparto di alta sicurezza, e l’altro a Tolmezzo.
Gli intrecci con la camorra napoletana riescono a dare costante forza economica e militare ai Bidognetti. Risorse che hanno permesso alla cosca di superare i periodi di crisi, dovuti ad arresti, confische e collaborazioni con la giustizia, vissuti con molta difficoltà dalle altre formazioni che animano il clan dei Casalesi. Questi intrecci si potrebbero rivelare decisivi in un eventuale scontro con gli Schiavone, innescato dalle pretese di Emanuele Libero Schiavone (nel tondo), figlio del capoclan Sandokan, di ottenere quote dalle piazze di spaccio gestite da soggetti legati proprio ai Bidognetti. Con alle spalle gli Stabile e i Lo Russo, per il gruppo ora diretto da Nanà, recluso al 41 bis a Spoleto, se il conflitto dovesse degenerare, mettere alle corde ciò che resta degli Schiavone (fiaccati dall’imponente attività dell’Antimafia) dovrebbe risultare semplice. Ma la speranza è che, grazie alle tempestive azioni delle forze dell’ordine, si eviti l’innesco di una faida che potrebbe generare sangue e terrore. Finora il lavoro dei carabinieri è riuscito a frenare l’escalation di violenze nell’Agro aversano, dettate proprio dalle frizioni tra Schiavone e Bidognetti. Come hanno fatto? I militari dell’Arma sono riusciti a neutralizzare alcuni dei protagonisti di questi scontri arrestandoli tempestivamente.

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