Casal di Principe, bocciati i ricorsi di Iorio e Pezzella: continua il processo

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Tullio Iorio e Raffaele Pezzella

CASAL DI PRINCIPE – La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di Tullio Iorio, 51 anni, di San Cipriano d’Aversa, e
Raffaele Pezzella, 60 anni, di Casal di Principe, contro l’ordinanza con cui il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il 4 marzo scorso,
aveva respinto la richiesta di immediata improcedibilità. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Stellato, sosteneva che i fatti contestati coincidessero con quelli già oggetto di un precedente decreto di archiviazione, riferito a condotte fino a gennaio 2017, e di una parallela sentenza di assoluzione, senza che vi fosse stata riapertura delle indagini.

Secondo i legali, tale identità avrebbe dovuto comportare la chiusura immediata del procedimento e il rinvio della decisione all’esito dell’istruttoria dibattimentale avrebbe rappresentato un atto abnorme. Gli ermellini, relatore Michele Cuoco, hanno respinto la tesi, ricordando che l’abnormità si configura solo in presenza di provvedimenti non inquadrabili nel sistema processuale o che determinino una stasi del procedimento. L’ordinanza impugnata – hanno spiegato – è espressione di un potere previsto dall’ordinamento, impugnabile nelle forme di legge, e non paralizza il processo.

La Suprema corte ha anche escluso ogni con- trasto con il divieto di bis in idem, che limita a precedenti sentenze o decreti penali di condanna, non estendendolo ai decreti di archiviazione, i quali non producono giudicato. In conclusione, i ricorsi, lo scorso giugno, sono
stati dichiarati inammissibili, con condanna dei due imputati al pagamento delle spese processuali e di tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende. Le motivazioni sono state rese note la scorsa settimana. L’inchiesta che tiene a processo Iorio e Pezzella ha portato la Dda a
contestare ai due il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa, Pezzella e Iorio sarebbero stati referenti delle famiglie Russo e Schiavone, riuscendo – grazie all’appoggio dei clan – a ottenere l’affidamento di gare per lavori pubblici, sia di realizzazione
che di manutenzione, appaltati dall’amministrazione provinciale di Caserta.

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