CASAL DI PRINCIPE – Due fratelli uccisi. Due vite spezzate nella faida tra il gruppo Bidognetti e la compagine guidata da Salvatore Cantiello, alias Carusiello. E per chi la Dda considera autori di quegli assassini, ha chiesto oltre un secolo di carcere. Pietro e Vincenzo Aversano vennero assassinati il 27 aprile 1999 a Casal di Principe.
La Procura di Napoli, ieri, a conclusione della requisitoria, ha chiesto al Tribunale di Napoli di condannare a 30 anni a testa i fratelli Mario e Francesco Cavaliere e Giuseppe Dell’Aversano, e a 12 anni Domenico Bidognetti, detto ’o bruttaccione, collaboratore di giustizia.
Stralciata la posizione di Alessandro Cirillo, alias ’o sargente, il quale, a differenza degli altri imputati, ha deciso di affrontare il dibattimento dinanzi alla Corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere.
Stando a quanto ricostruito dal pm Graziella Arlomede della Dda di Napoli, a dare l’ordine di morte sarebbe stato Domenico Bidognetti, mentre gli altri quattro imputati avrebbero fatto parte del gruppo di fuoco. L’obiettivo, sostiene l’accusa, era eliminare Pietro Aversano come ritorsione per l’assassinio di Salvatore Bidognetti, effettuato da soggetti legati al gruppo di Cantiello.
Nel raid di piombo, però, venne ucciso anche il fratello Vincenzo, solo perché presente al momento dell’agguato. I familiari delle vittime si sono costituiti parte civile con l’avvocato Paolo Palleschi. Nel collegio difensivo gli avvocati Paolo Caterino, Nicola Caterino, Mirella Baldascino, Patrizia Sebastianelli, Camillo Irace e Giuseppe Irace . Si torna in aula a luglio per la discussione dei difensori.