CASERTA – Era il 19 marzo del 1994 quando don Peppe Diana venne strappato alla sua comunità dai proiettili esplosi per ordine della mafia. Il sacerdote venne assassinato nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari. E proprio in quella chiesa, ieri mattina, con una messa celebrata alle 7 e 30, l’ora in cui venne eseguito l’assassinio, ha preso il via la giornata del ricordo organizzata in onore del coraggioso parroco che con le sue parole e i suoi gesti aveva terrorizzato con la propria umanità il clan dei Casalesi.
Conclusa la messa, la manifestazione è proseguita con un corteo animato da studenti, cittadini, rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine e politici locali che, partendo da piazza Villa, è giunto al cimitero di Casal di Principe dove si è tenuta la parte finale dell’evento con la lettura dei nomi delle vittime innocenti della criminalità alla presenza di don Luigi Ciotti.
Un fiume di persone, ieri, nel ricordo del martirio di don Diana, ha invaso Casale. Ed ha trovato una città, come ha sottolineato il sindaco Renato Natale, che è riuscita a riscattarsi: “Ormai – aveva detto il primo cittadino nelle scorse ore – il termine casalese non indica più un gruppo criminale, ma i cittadini di questo nostro paese; finalmente abbiamo riconquistato la nostra dignità, per anni offesa dalla camorra”. Quello di ieri per Natale è stato un giorno molto particolare. Per quale ragione? Perché ha celebrato il ricordo di don Diana per l’ultima volta da primo cittadino (visto che tra due mesi scadrà il suo secondo mandato consecutivo e non potrà ricandidarsi). Natale era sindaco anche quel tragico 19 marzo del 1994. “Don Diana – ha dichiarato ieri – è ormai un patrimonio dell’intera comunità. Me ne vado con la consapevolezza di aver realizzato un sogno, quello di vedere qui tutti voi, cittadini, studenti, politici e istituzioni”.
E in un territorio che ha riscoperto, con sacrificio, i valori di legalità e di comunità, sono risuonate forti pure le parole di don Ciotti, Il presidente di Libera era tra le circa 9mila persone che hanno sfilato per le strade del paese in onore del parroco ucciso dal clan. E salito sul palco ha auspicato che don Diana venga al più presto ‘beatificato’. Don Ciotti ha deposto la corona di fiori sulla tomba della vittima della mafia. “Mi auguro che si arrivi alla beatificazione perché il suo martirio – ha dichiarato – è davanti agli occhi di tutti; nella nostra mente e nei nostri cuori don Peppino è già santo” . E poi ha lanciato un monito: “Nonostante le cose importanti fatte in questi anni sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, la presenza seppur in forme diverse delle mafie è molto forte nel nostro Paese”. Don Luigi ha anche ricordato i tempi in cui alla cerimonia di commemorazione di don Peppe “eravamo 4 gatti e sentivo interventi in cui non si riusciva a pronunciare la parola camorra, e che diventavano cerimonie molto sterili e noi non abbiamo bisogno di cerimonie. Negli ultimi anni ci sono stati invece momenti molto più attenti e molto più forti che ci ricordano che dobbiamo avere anche noi il coraggio di usare delle parole. Non dobbiamo dimenticarci però – ha sottolineato – che nonostante le cose belle, importanti, positive, che si sono fatte in questi anni, la presenza seppur in forme diverse delle mafie è molto forte nel nostro Paese. Sparano di meno, sono meno appariscenti, ma hanno trovato nuove forme, sono globalizzati, usano le tecnologie e agiscono ad alti livelli”. Il vero problema, ha evidenziato don Luigi, “è che siccome ci sono stati notevoli cambiamenti, sta crescendo la percezione che vede la gran parte delle persone pensare che si passa dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato, invece le mafie non sono una delle tante cose. La mafia – ha ripetuto – c’è ed è presente. Ci vuole una risposta collettiva alla peste mafiosa e alla peste corruttiva, abbiamo tagliato in questi anni la malerba in superficie, ci si è occupati di sintomi, un grande lavoro di magistratura e forze di polizia, ma bisogna estirpare il male alla radice e per farlo c’è bisogno di politiche sociali, che vuol dire opportunità che si danno alle persone. Se la politica non fa questo – ha concluso il fondatore di Libera – non è politica ma è un’altra cosa”.
Non potevano mancare all’evento le parole di Marisa Diana, sorella del prete. E sono state parole colme di commozione: “Don Peppe ha guidato dal cielo tutti questi ragazzi, che seguono i suoi valori di amore e pace”.
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