Casal di Principe, i tentacoli del clan Bidognetti sull’edilizia sul litorale

CASAL DI PRINCIPE – Non solo estorsioni e spaccio di droga. Non solo usura e le ‘stecche’ ottenute dalle ditte amiche attive nel settore delle onoranze funebri. Ad alimentare la cassa del gruppo Bidognetti c’è anche l’edilizia. La cosca, ipotizzano gli investigatori, attraverso una persona vicina a Bernardo Cirillo, cugino del boss Cicciotto ‘e mezzanotte e storico esponente del clan dei Casalesi, si sarebbe imposta, soprattutto nella zona di Castel Volturno, nella realizzazione di costruzioni private. Gli elementi a sostegno di questa tesi sono emersi durante l’indagine, coordinata dalla Dda di Napoli, tesa a tracciare i nuovi vertici del gruppo Bidognetti, lavoro affidato ai carabinieri che ha già portato alla condanna in primo grado di chi negli ultimi anni avrebbe animato la compagine mafiosa.
Grazie al via di nuove collaborazioni con la giustizia, per gli investigatori sarà possibile, ora, riprendere quegli elementi e approfondirli, riuscendo così ad arginare, se le ipotesi dovessero rivelarsi giuste, l’intromissione di soggetti vicini alla mafia nel tessuto economico del territorio.
Chi sicuramente ha potuto riferire ai magistrati informazioni importanti sulle ingerenze del clan nelle costruzioni a Castelvolturno è Vincenzo D’Angelo, alias ‘Biscottino’, marito di Teresa Bidognetti, figlia del capoclan ergastolano Francesco Bidognetti, e dal dicembre 2022 collaboratore di giustizia.
Il genero del padrino, prima che venisse arrestato, era uno degli esecutori degli ordini che Gianluca Bidognetti ‘Nanà’, suo cognato e ritenuto dalla Procura di Napoli nuovo leader della cosca, gli affidava dal carcere sfruttando dei cellulari che circolavano nella prigione di Terni dove era recluso nel reparto d alta sicurezza (ora è al 41 bis a Spoleto). D’Angelo si occupava anche di gestire i principali business che consentivano al gruppo di ottenere denaro per mantenere i propri affiliati e tra questi, appunto, c’era l’edilizia privata, che sul Litorale aveva una grande spinta grazie a imprenditori collegati al clan: si tratta di uomini d’affare che recentemente hanno comprato numerose strutture per riqualificarle e trasformarle in B&B o in sedi di altre attività commerciali. D’Angelo, stando a intercettazioni e servizi di osservazione eseguiti dai carabinieri, aveva rapporti con l’uomo legato a Cirillo che sarebbe stato usato per concretizzare gli interventi richiesti dai businessman bidognettiani.

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