Casal di Principe, il business tentato da Orsi e dal fratello del boss sul bene confiscato. L’assessore intercettato: “Quello che dobbiamo fare facciamo”

Sergio Orsi e Vitantonio Iovine (non indagato)
Sergio Orsi e Vitantonio Iovine (non indagato)

Non solo gli appalti del Cira: Sergio Orsi, già condannato per mafia, sarebbe stato interessato anche ad altri affari. Uno di questi, nel 2020, riguardava un terreno situato a Villa Literno. Un progetto (che non si concretizzò), in realtà, non nuovo a Cronache: ne avevamo scritto già nel maggio 2022. Ma ora, grazie alla sentenza di assoluzione emessa dal giudice Anna Imparato del Tribunale di Napoli nei confronti di Fabio Oreste Luongo (accusato di associazione mafiosa e turbativa d’asta), possiamo fornire sul tema ulteriori dettagli.

Il giudice si sofferma su questa storia perché emerge nell’inchiesta ‘madre’, tesa a far luce (dopo le dichiarazioni del pentito Giosuè Palmiero) su alcune attività poste in essere da soggetti ritenuti legati al clan dei Casalesi. E in quell’indagine, seguendo le azioni di una delle persone attenzionate, ovvero Amedeo Grassia, infermiere dell’Asl, e ascoltando le sue conversazioni telefoniche, è nata quella riguardante i lavori gestiti dal Centro Italiano di Ricerca Aerospaziale su cui proprio Orsi, già condannato per associazione mafiosa, aveva messo le mani, secondo la Dda di Napoli, sfruttando la compiacenza di dipendenti della struttura e altri imprenditori pronti a fare cartello per manipolare l’assegnazione degli appalti. Se viene citata l’inchiesta ‘madre’ dal giudice è anche per una ragione tecnica: per giustificare l’utilizzabilità delle intercettazioni che interessavano la questione Cira.

Tornando all’affare Villa Literno, Grassia, stando a quanto ricostruito dai carabinieri, nel settembre 2020 organizzò con Orsi, all’epoca ai domiciliari, un incontro con Giovanni Cusano, imprenditore e militante del Partito Democratico. La riunione doveva coinvolgere anche Agostino e Luca Iovine, gestori di un’officina meccanica situata a Casale. In cosa consisteva questo business? Nel realizzare a Villa Literno un centro di revisioni auto e un hotel h24 che sarebbe dovuto essere intestato agli Iovine, incensurati. Orsi, come detto prima, avendo già riportato una condanne per associazione mafiosa ed estorsione, voleva che la sua presenza fosse ‘schermata’.

Da qui l’esigenza di usare ‘teste di legno’. L’incontro messo in piedi da Cusano si tenne in un ristorante a Sant’Angelo in Formis, frazione di Capua. L’area liternese dove sarebbe dovuta sorgere l’opera era di proprietà del Ministero dell’Agricoltura e confiscata ai Reccia, appartenenti alla fazione del boss Antonio Iovine (dal 2014 collaboratore di giustizia). Cusano, ipotizzano gli investigatori, era stato coinvolto perché avrebbe dovuto fare da trade union con gli uffici regionali e successivamente a quell’incontro avrebbe anche contattato l’allora responsabile dell’area Tecnica di Villa Literno, Aurelio Petrella (non indagato), a cui, incontrandolo di persona, avrebbe tentato di raccomandare Orsi, descrivendolo come “bravo cittadino, vittima del sistema”. E il 24 novembre i carabinieri attestano anche che in questa vicenda si inserisce Tammaro Iovine, al tempo assessore del Comune di Villa Literno, che, riportiamo quanto scritto testualmente nella sentenza, si metteva a disposizione degli Iovine (i titolari dell’officina): “Tutto quello che dobbiamo fare, lo facciamo”.

Mentre l’idea del progetto avanzava, Agostino Iovine, secondo gli investigatori, coinvolse Vitantonio Iovine (fratello di Mario “Rififì“, storico esponente del clan dei Casalesi). E i due si videro con Orsi nel dicembre 2020. Si susseguirono poi altre riunioni tra Cusano, Orsi e Agostino Iovine e nel frattempo Vitantonio Iovine si sarebbe adoperato per cercare contatti con pubblici amministratori tramite tale Carmine Lamberti Ferrara con cui ci fu un incontro alla presenza anche di Orsi. E in quell’occasione, il fratello di Rififì disse proprio all’imprenditore di Casal di Principe che quel terreno doveva tornare “nelle loro mani, in un modo o in un altro, tanto già era nostro, poi si è sciolta la società”.

L’inchiesta madre dove è contenuta questa storia riportata dal giudice Imparato, almeno per ora e per quanto a nostra conoscenza, non ha determinato conseguenze giudiziarie e Cusano, Vitantonio Iovine, Agostino e Luca Iovine, l’allora assessore Tammaro Iovine di Villa Literno e Carmine Lamberti Ferrara in base alle informazioni che abbiamo, non sono indagati e sono da ritenere innocenti fino a prova contraria. Ha avuto conseguenze giudiziarie, invece, l’inchiesta costola, quella sugli appalti Cira, che ha trascinato a processo Orsi per varie ipotesi di turbativa d’asta, e Grassia, accusato di rivelazione di segreti d’ufficio.

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