Casal di Principe, le estorsioni di Fioretto e il ruolo di Kader: la Carrino aggiornata dal genero sul clan

Anna Carrino

CASAL DI PRINCIPE – Sedici anni fa la scelta che le ha stravolto la vita: Anna Carrino decise di alzare un muro, una barriera che l’avrebbe separata dal compagno, Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e mezzanotte, dai familiari, dal clan e da tutto ciò che all’epoca rappresentava Casal di Principe. Iniziò a collaborare con la giustizia, diventando un’ex lady mafia, e fornendo informazioni ai magistrati proprio sulla cosca guidata dall’uomo a cui era legata contribuì a fermare l’ondata di terrore che si era abbattuta sull’Agro aversano. Lo fece mettendo in pericolo i suoi cari (Giuseppe Setola reagì al pentimento della Carrino commissionando un agguato alla sorella Francesca e alla nipote Maria), lo fece dovendo rinunciare ai suoi figli, che erano rimasti fedeli alle logiche mafiose del loro papà boss.
Ma la recente indagine, coordinata dal pubblico ministero Maurizio Giordano, tesa a tracciare la nuova struttura che fino al 2022 ha animato il clan di Cicciotto ‘e mezzanotte, ha fatto emergere che Carrino, negli ultimi anni, aveva ripreso i contatti con una parte di quel mondo mafioso da cui era fuggita e che aveva combattuto. Come? Vincenzo D’Angelo, alias Biscottino (dal dicembre 2022 pure lui collaboratore di giustizia), marito di Teresa Bidognetti, avrebbe messo a conoscenza la suocera delle dinamiche mafiose nell’Agro aversano e sul Litorale. E le ha fornito questi aggiornamenti criminali in una conversazione telefonica, intercettata dai militari dell’Arma, datata 6 settembre 2020. Una chiacchierata che sostanzialmente si è incentrata su due temi: il primo riguardava chi rappresentava il gruppo di Cicciotto ‘e mezzanotte a Castelvolturno, ovvero Nicola Sergio Kader, e il secondo, invece, la condotta malavitosa di Giosuè Fioretto, ex cognato proprio della Carrino, che, tornato in libertà, aveva iniziato a chiedere il pizzo ai titolari di alcuni cantieri: “[…] Andai da questo ragazzo – racconta D’Angelo alla donna – e mi fece sapere chi era la persona. Sarebbe stata Giosué insieme ad altri due: stava andando per lì sopra, per Lusciano, Parete e quelle zone là. Io dissi: Nicola (Kader, capozona per i Bidognetti sul Litorale domizio, ndr), acchiappa a Giosuè, digli testualmente: ‘Ha detto Vincenzo, il marito di Teresa, potete andare dove volete voi a fare le estorsioni, a prendervi i soldi, della droga, a vendere la droga, quello che volete fare a noi non interessa, però a me… io non voglio nemmeno, gli dissi… che fanno il nome”. “E’ certo”, concorda la Carrino. “Ci manda Cicciotto, non ci manda Cicciotto, perché….”, prosegue Biscottino. “Deve inguaiare voi senza motivo…”, commenta la suocera.
Il genero della Carrino e di Cicciotto era infastidito dal fatto che Fioretto stava facendo estorsioni nell’area dell’Agro aversano, al confine con Napoli Nord, spendendo il nome dei Bidognetti e per fermarlo aveva incaricato Kader, marito di Francesca Carrino (nipote di Anna) di avvisarlo. Se avesse continuato, si sarebbe rivolto direttamente al boss, recluso al 41 bis ad Opera: circostanza che dimostra come il mafioso, a detta di D’Angelo, avrebbe avuto ancora incidenza sulle dinamiche criminali nonostante si trovasse al carcere duro.
“Perché io – continua Biscottino conversando al telefono con la Carrino – non voglio niente e non voglio sapere niente, gli dissi. Però poi se succede il sinistro, poi io mi prendo collera. Succede che se questi stanno facendo queste cose e dicono noi siamo per la famiglia di tale persona… questi soldi che vanno facendo a chi dovrebbero portarli oggi? A me o a Teresa o a quello scemo di Carlo (D’Angiolella, marito di Katia, ndr) […] Chi ci andrebbe di mezzo? Se vengo a sapere un’altra volta che loro stanno facendo questo mi metto, vado dal suocero ad Opera e mi metto a colloquio e dico tutto”.
Nel prosieguo della conversazione, Carrino, dopo aver mostrato di essere d’accordo con le lamentele del genero, ribadisce che non era giusto “passare un guaio per questa gente”. E mette in guardia il genero: “Stanne lontano”. E poi aggiunge: “Ma scusa, ma perché non sono buoni a mettere il loro nome?”, riferendosi a Fioretto.
Come pubblicato nell’edizione di Cronache di ieri, i carabinieri del Gruppo di Aversa ipotizzano che l’ex compagna del boss avrebbe versato denaro, caricandolo su una prepagata, a Vincenzo D’Angelo, che poi provvedeva a girare ai familiari detenuti. Stessa cosa che avrebbe fatto Filomena Bidognetti, sorella di Cicciotto.
Se la ricostruzione dei militari dovesse rivelarsi vera, ci ritroveremmo in una situazione a dir poco insolita. Avremo una donna che nel suo ruolo di collaboratrice di giustizia ha oggettivamente aiutato gli inquirenti a contrastare il clan dei Casalesi in una delle sue fasi più sanguinarie. Ma quella stessa donna, le cui dichiarazioni vengono ancora oggi utilizzate dalla Procura per strutturare le indagini che combattono la mafia, sarebbe vista anche come una ‘pentita’ che non ha reciso del tutto il suo legame con il mondo criminale, che è stata aggiornata da chi era parte attiva del clan su come la mafia (almeno nel 2020) si stava muovendo, oltre ad aiutare economicamente, stando all’ipotesi dei carabinieri, il figlio boss mentre era in carcere.
Lo spaccato investigativo sui contatti tra la Carrino e il genero è emerso nell’inchiesta che a novembre 2022 ha fatto scattare 37 misure cautelari e lo scorso dicembre portato alla condanna di 26 imputati: tra chi è stato dichiarato colpevole spiccano Gianluca Bidognetti (figlio di Carrino e Cicciotto), che ha incassato 12 anni, D’Angelo, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia, e la moglie Teresa (che ha deriso al programma di protezione offertole per il pentimento del marito), che hanno ottenuto 4 anni a testa, e 11 anni ciascuno per Nicola Sergio Kader e Giosuè Fioretto.
L’ex compagna di Cicciotto ‘e mezzanotte non è tra gli indagati coinvolti nel blitz del 2022.

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