CASAL DI PRINCIPE – Non singoli furti messi in piedi sporadicamente per guadagnare denaro, ma una vera e propria organizzazione criminale, strutturata, che agiva con costanza e programmazione in provincia di Caserta. Il riferimento di questa presunta gang, stando a quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di Grazzanise, era Luigi Martire, 75enne di Casal di Principe. Chi materialmente si preoccupava di consumare i furti sarebbe stato un manipolo di albanesi, tra cui Andri Spahiu, 25enne residente a Capua. Quest’ultimo, dopo aver compiuto i colpi con i propri connazionali, sarebbe stato solito contattare Martire, il quale, in maniera critica, avrebbe dato al casalese indicazioni sul veicolo asportato e sul locale dove era stato effettuato il colpo. Il 75enne di Casale, raccolte le informazioni, contattava i propri fidati sul territorio, informandoli di attivarsi per organizzare la possibile restituzione del mezzo alla vittima (il cosiddetto cavallo di ritorno).
Rintracciato il titolare del veicolo, iniziava la trattati- va, con Martire che, insieme a Giovanni Luigi De Felice, 51enne di Sparanise, suo fidato, si preoccupava di aumentare la somma pretesa, in modo tale da poterne ricavare una quota. Gli elementi raccolti dai militari dell’Arma per tracciare questa struttura portano, sostiene l’accusa, a ritenere che De Felice, Martire e Spahiu siano intranei all’organizzazione criminale. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, ha spinto il gip Emilio Minio a di- sporre quattro misure cautelari. Per De Felice è scattata la misura dell’obbligo di presentazione alla poli- zia giudiziaria, per Martire i domiciliari e per Spahiu il carcere. Ai tre vengono contestati, a vario titolo, diversi episodi di estorsione (i cavalli di ritorno). L’indagine ha riguardato pure Arzen Isaku, anche per lui obbligo di firma, Salvatore Martire, figlio di Luigi, e Francesco Diana, questi ultimi indagati a piede libero rispettivamente per un’estorsione e una tentata estorsione. Gli indagati, assistiti da Ciro Maiorano, Mirella Baldascino, Enzo Domenico Spina e Stefano Vaiano, sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.