Clan dei Casalesi, Schiavone jr riorganizza la cosca. La Dda traccia i fedelissimi di Emanuele Libero

Gli incontri per dare una nuova struttura alla cosca nella casa di via Bologna. La Dda: anche Gaetano Diana pronto a sposare il nuovo progetto mafioso

CASAL DI PRINCIPE – Nemmeno per un istante ha preso in considerazione l’idea di voltare le spalle alle logiche mafiose, di cambiare vita, di lasciare la terra che la sua famiglia aveva terrorizzato per anni. Non appena avesse terminato di scontare in cella la sua pena, Emanuele Libero Schiavone si diceva pronto a rituffarsi nel crimine. E così è stato: dal giorno della sua scarcerazione (il 15 aprile scorso) si è subito attivato per riprendere il controllo criminale su Casal di Principe e dintorni. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha dato il via a questa rifondazione organizzando diversi incontri per capire se gli storici appartenenti alla sua fazione dei clan dei Casalesi ancora in libertà fossero dalla sua parte e soprattutto se disposti a supportarlo nelle nuove attività criminali volte a “fare soldi”. Grazie all’attività investigativa condotta dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, è stato possibile identificare chi si sarebbe mostrato disponibile ad aiutare Emanuele Libero a ricostituire la fazione criminale che era stata guidata prima dal padre, Francesco Sandokan Schiavone (diventato collaboratore di giustizia lo scorso marzo), e poi dal fratello maggiore Nicola (che ha iniziato a dialogare con i magistrati, invece, già nel 2018).

Tracciando le frequentazioni del rampollo di casa Sandokan, è emersa la figura di Giuseppe Del Vecchio, detto Mandarino. Si tratta del figlio di Antonio Del Vecchio, già condannato all’ergastolo ed esponente di primo piano dei Casalesi.

Mandarino sarebbe tornato da Tenerife proprio per manifestare la sua vicinanza, dice la Dda, al nuovo capoclan.
I carabinieri hanno registrato un loro incontro il 16 aprile scorso, praticamente il giorno dopo l’uscita di Sandokan Jr. dal carcere di Siracusa. Del Vecchio raggiunge la casa in via Bologna: e lì gli suggerisce di temporeggiare, dicendo di aver già parlato con altre persone che pure hanno manifestato la loro vicinanza al nuovo progetto mafioso. La conversazione poi tocca un altro personaggio: Gaetano Diana, detto il Chiatto, figlio di Elio Diana, storico esponente del clan dei Casalesi e cognato del boss Francesco Schiavone Cicciariello. Emanuele Libero dice a Del Vecchio che se Gaetano avesse voluto tornare a fare “il soldato” avrebbe dovuto tenere una condotta di vita più sana per essere sempre lucido.
E con Gaetano Diana Schiavone si vede il 19 aprile: il figlio di Elio mette piede nella casa di via Bologna per parlare con i fratelli Schiavone e il segnale che sarebbe disposto a dare il contributo alla causa, sostiene la Dda, arriva qualche giorno dopo con una foto pubblicata sui social (uno scatto che lo ritrae, in tenera età, abbracciato proprio al figlio di Sandokan – circostanza di cui Cronache diede notizia il 2 maggio scorso).

Questo spaccato sulla riorganizzazione della cosca è emerso nell’inchiesta che nella notte tra venerdì e sabato scorso ha portato all’arresto di Emanuele Libero Schiavone, 33enne, e di Francesco Reccia, 21enne, figlio di Oreste Recchia ‘e Lepre, storico esponente del clan dei Casalesi, con l’accusa di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di armi comuni da sparo con l’aggravante mafiosa. I due, assistiti dai legali Paolo Caterino e Domenico Della Gatta, quando sono stati ammanettati dai carabinieri di Casale, si trovavano a Napoli, al Pallonetto di Santa Lucia.
I magistrati Vincenzo Ranieri e Simona Belluccio avevano emesso un decreto di fermo per i due giovani. Quel provvedimento è stato confermato ieri pomeriggio dal Tribunale di Napoli. Schiavone e Reccia restano in cella.
I pm Ranieri e Belluccio, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Del Prete, ritengono che i due indagati si stessero riarmando per riprendere il controllo criminale del territorio e per reagire alla stesa in piazza Mercato, al raid di piombo contro il portone in via Bologna e agli spari in via Ovidio, a San Cipriano, azioni messe in atto dai loro rivali (da chi voleva e vuole ostacolare la scalata criminale del figlio di Sandokan).

Sebbene Diana e Del Vecchio siano emersi nel corso dell’attività investigativa su Schiavone jr, la Dda non contesta loro, almeno per ora, alcun reato. Ieri si è tenuta l’udienza riguardante anche un altro arresto eseguito dai carabinieri, a Casale, poco prima della cattura di Sandokan jr: quello di Giorgio Monaca, difeso dall’avvocato Mirella Baldascino, accusato di spaccio. E il giudice lo ha convalidato.

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