ROMA – Sono 63 gli indagati nella maxi inchiesta sul clan Casamonica che la procura ha chiuso dopo quattro anni di operazioni.
Il fascicolo include le persone arrestate nelle operazioni Gramigna, del luglio scorso , Gramigna bis, del 15 aprile. E altri blitz che hanno colpito il gruppo di Porta Furba, facendo luce sui traffici di droga, le estorsioni, le violenze e minacce del clan.
Le indagini sono iniziate nel 2015
Le indagini sono partite nell’estate del 2015 documentando “l’esistenza di un’associazione mafiosa autoctona strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare”. Gli indagati rispondono a vario titolo di associazione di tipo mafioso dedita al traffico e allo spaccio di droga. All’estorsione, l’usura, la detenzione illegale di armi e tanto altro.
L’inchiesta sui Casamonica
Secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati coordinati dal procuratore vicario Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò, il gruppo controlla lo spaccio di tutta l’area sud della città. Anche grazie a forti legami con altri gruppi di mafia a cominciare da ndrangheta e camorra.
Il ruolo dei collaboratori di giustizia
Nell’inchiesta un ruolo fondamentale lo hanno avuto i collaboratori di giustizia. Un pentito del clan, l’ex cognata del boss e un ex affiliato di ndrangheta, sono state le tre pedine. Attraverso le quali gli inquirenti hanno saputo ricostruire gli affari, i traffici di droga e i legami con le cosche che hanno fatto la fortuna dei Casamonica.
(LaPresse)