È stato Aldo Nobis, fratello di Salvatore ‘Scintilla’ (luogotenente di Michele Zagaria), a presentare Giovanni Fontana, imprenditore di liternese, a Raffaele Imperiale, broker della droga originario di Castellammare di Stabia. E a raccontarlo ai giudici, nel processo a carico proprio dell’uomo d’affari di Villa Literno, è stato direttamente Imperiale (ora collaboratore di giustizia). Quando si incontrarono per la prima volta “era tra il 2007 e il 2008 al parco Salvatore, zona di Lago Patria,” ha detto il broker.
Informò Fontana, indicatogli da Nobis come autotrasportatore, che aveva bisogno di chi muovesse droga dalla Spagna verso l’Italia: “Iniziammo con quantitativi di circa 100 chili. La città esatta dove lavoravamo all’epoca era Madrid. Facemmo Madrid-Napoli.” Lo stupefacente sarebbe stato trasportato con dei camion dell’azienda di Fontana, nascosto tra la merce legale. Ogni trasporto aveva un valore di circa 3 milioni e mezzo. Con il liternese, Imperiale avrebbe organizzato anche importazioni dal Brasile di pietre, le ‘Fansicat’.
“Vengono dalle miniere brasiliane e si utilizzano molto sul territorio campano,” ha spiegato lo stabiese. Poi i rapporti di affari si interruppero. Vennero ripresi solo nel 2016 quando le indagini della Dda smantellarono la rete che solitamente seguiva i traffici di Imperiale. “Ricominciai con le mie attività illecite e iniziai a contattare tutti i miei vecchi conoscenti, tra questi Fontana.” Rispondendo alle domande del pubblico ministero, Imperiale ha dato ulteriori chiarimenti sui suoi rapporti con Nobis.
Aveva legato con lui perché aveva affittato una villetta nel parco Salvatore. E Nobis si occupava proprio di costruzioni in quella zona e, inoltre, la madre del broker della droga era originaria di Casapesenna, proprio come il fratello di Scintilla. Confrontandosi, invece, con i quesiti dell’avvocato Giovanni Cantelli, è emerso che Imperiale aveva comprato da Nobis delle villette abusive che poi sono state sequestrate dall’autorità giudiziaria nel 2016.
L’uomo d’affari liternese, ex patron della locale squadra di calcio, al momento è in carcere cautelarmente con l’accusa di essersi occupato, proprio per Imperiale, di un trasporto di cocaina verso l’Australia, carico che però non giunse a destinazione. Nel 2023 la Dda ha anche chiesto e ottenuto il sequestro di beni riconducibili a Giovanni Fontana e al fratello Michele (estraneo all’inchiesta sul traffico di rifiuti). I beni sottoposti a sequestro riconducibili ai Fontana hanno un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro
Alla base della misura di prevenzione c’era proprio l’ordinanza di custodia cautelare disposta nel novembre 2022 dall’ufficio gip del Tribunale di Napoli nei confronti di Giovanni Fontana per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Stando ad alcune dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Giovanni Fontana sarebbe un imprenditore colluso con il gruppo mafioso di Michele Zagaria (di cui fa parte proprio il fratello di Aldo Nobis). Ad oggi, però, né a Giovanni né a Michele vengono contestati reati connessi alla mafia dei Casalesi.