CASAPESENNA – Nuovi e inquietanti spiragli si aprono sulle dinamiche interne al clan dei Casalesi, in particolare sulla fazione Zagaria. Le recenti dichiarazioni di Nicola Inquieto, ex uomo di fiducia di Michele Zagaria “Capastorta” e ora collaboratore di giustizia, hanno sollevato il velo su possibili “soffiate” che permisero ad alcuni indagati di sfuggire per un soffio alle ma- nette nell’ambito della celebre Operazione Jambo di dieci anni fa. Inquieto, arrestato in Romania nel 2018 dove gestiva parte degli affari economici del clan all’estero, ha iniziato da poco il suo percorso di collaborazione con l’Antimafia. Le sue prime rivelazioni, messe a verbale il 25 novembre scorso, si concentrano
sul clamoroso avvertimento che precedette gli arresti di quella retata. L’episodio riguarda la soffiata che avvertì l’imprenditore Alessandro Falco, l’ex vigile urbano Enzo Picone, Gaetano Balivo e, soprattutto, l’allora sindaco di Trentola Ducenta, Michele Griffo, consentendo loro di darsi alla fuga e di evitare l’immediata cattura. Inquieto ha riferito agli inquirenti un dialogo cruciale avuto con il fratello, Giuseppe Inquieto: “In occasione dell’esecuzione della cattura, mio fratello Giuseppe mi disse che Sandro Falco era stato avvertito della sua imminente cattura, da qualcuno che mio fratello non seppe”.
Un dettaglio aggiuntivo rivela la tensione interna al clan: “Giuseppe si adirò nei confronti di Sandro Falco perchè a suo dire gli aveva taciuto il fatto che anche Giuseppe sarebbe stato arrestato”. L’efficacia e l’urgenza dell’avvertimento sono testimoniate dal gesto dell’allora sindaco Griffo che, secondo le cronache dell’epoca, lasciò il piatto della cena sul tavolo per fuggire immediatamente. Tutti i latitanti si costituirono
comunque nei giorni successivi. La figura di Nicola Inquieto non è quella di un semplice affiliato. Dopo aver cominciato come autista di Michele Zagaria durante la sua latitanza, accompagnandolo da un bunker all’altro, nel giro di pochi anni si era conquistato un ruolo di primo piano. Inquieto era diventato l’ingranaggio essenziale per la gestione e la custodia di una quota significativa della ricchezza accumulata dalla fazione di Casapesenna. Il suo compito principale era l’investimento all’estero, in particolare in Romania, da dove il denaro rientrava in Italia per finanziare le casse del boss e dei suoi sodali. Questo ruolo chiave, silenzioso ma decisivo, fa di Inquieto un collaboratore di giustizia potenzialmente importantissimo, in grado di fornire informazioni non solo sulle dinamiche criminali locali, ma anche sulla complessa rete
economica e finanziaria che per anni ha sostenuto l’impero Zagaria. La sua decisione di rompere il patto di omertà mira ora a contribuire alla demolizione di quel meccanismo che lui stesso ha contribuito a costruire e sostenere.




















