CASERTA – Un Comune “incapace di poter resistere alle pressioni di un’imprenditoria affaristica e di altri soggetti portatori di interessi economici collegati alla criminalità organizzata”: è uno dei concetti chiave messi nero su bianco dal prefetto Lucia Volpe che hanno convinto il ministero dell’Interno a ottenere lo scioglimento dell’amministrazione locale, guidata dal sindaco Carlo Marino (nella foto in alto), per infiltrazione mafiosa. Insomma, la squadra di governo non sarebbe stata in grado di evitare che nel Municipio si insinuassero logiche di malaffare, e il lavoro svolto dalla commissione d’accesso, supportato dalle relazioni fornite dagli investigatori, avrebbe fatto emergere “concreti, univoci e rilevanti elementi sui collegamenti diretti e indiretti con i clan camorristici e un’evidente situazione di contiguità tra esponenti della mafia o persone a essa vicine con amministratori e dipendenti comunali”.
Tra le condotte che avrebbero contribuito a non impedire questo radicamento di ambienti criminali a Caserta, ha sottolineato il prefetto, c’è la scelta di affidare “plurimi incarichi dirigenziali” a Francesco Biondi. Quest’ultimo sta affrontando un processo per corruzione con l’aggravante mafiosa in relazione ai lavori per il parcheggio di via San Carlo ed è coinvolto in due indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere, dove risponde di corruzione e di aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata a manipolare affidamenti pubblici. Secondo il prefetto, il vertice dell’amministrazione “non solo ha omesso le funzioni di controllo e vigilanza, ma, nonostante i diversi rinvii a giudizio” nei confronti di Biondi, “non ha proceduto a disporre il trasferimento obbligatorio ad altro ufficio o comunque non ha adottato altre misure di prevenzione”. E questo avrebbe permesso a Biondi di ottenere incarichi dirigenziali “talvolta anche in settori estranei alle proprie competenze professionali, che ben potevano essere attribuiti, ad esempio, anche al segretario generale dell’Ente”.
Biondi, tra i protagonisti del decreto di scioglimento firmato dal presidente della Repubblica, è da considerare innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, ma ciò che è emerso dalle indagini che lo riguardano è stato ritenuto già decisivo per fermare l’amministrazione che gli aveva dato ampio spazio. Contro il provvedimento di scioglimento, l’ex sindaco Marino è intenzionato a presentare ricorso.