RECALE – L’abitazione al civico 12 di via Roma dei fratelli Dario ed Elio Diana: è qui, sostengono gli investigatori, che una corposa rete di pusher locali, con contatti nel napoletano, dal 2016 allo scorso giugno sarebbe stata in grado smerciare fiumi di hashish e marijuana. Oltre mille gli episodi di spaccio documentati dai militari dell’Arma della stazione di Macerata Campania. E il loro lavoro, coordinato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, ieri mattina è sfociato in 13 misure cautelari. Sono finiti in carcere Dario Diana alias ‘o brasiliano, e il germano Elio, Christian e Luigi Gadola, di 22 e 28 anni, Roberto Vergone, 24enne, Salvatore Di Felice, 21enne, Antonio Braccio, 29enne, e Andrea Ettore Vanore, 34enne, tutti di Recale, Rosario e Angelo Fior Rosso, di 45 e 20 anni, entrambi di Napoli. Ai domiciliari Fabio Massaro, 38enne. Per Vincenzo Audino, 26enne, e Andrea Zamo, 31enne, è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Ad emettere i provvedimenti restrittivi, è stato il giudice Francesco Ciocio.
A supportare la tesi degli inquirenti, che contesta ai 13 indagati un’intensa attività di compravendita di droga, sono state le immagini carpite dalle telecamere installate nei pressi dell’abitazione di via Roma, considerata una vera e propria centrale dello spaccio di narcotici. Esaminando quei filmati, gli investigatori hanno accertato il flusso costante di tossicodipendenti che giungeva nella casa dei germani di Recale per comprare le dosi. Un ruolo importante per strutturare l’indagine lo hanno avuto le conversazioni intercettate tra gli indagati. Altri elementi chiave sono stati gli arresti in flagranza e le testimonianze degli assuntori della droga che in diverse circostanze hanno indicato agli investigatori i vari venditori.
I pusher si tenevano in contatto tra loro e con gli acquirenti, hanno sostenuto i carabinieri, sfruttando i social network. A proteggere la ‘base di spaccio’, hanno annotato i militari dell’Arma, anche una cancellata apposta tra le scale del palazzo e l’ingresso dell’abitazione dei Diana.
L’attività investigativa che ieri mattina ha fatto scattare il blitz è stata l’ultima operazione condotta dal comandante Baldassarre Nero, guida della stazione dei carabinieri di Macerata Campania fino allo scorso marzo, quando sciaguratamente il Covid-19 gli ha tolto la vita.
Nelle prossime ore prenderanno il via gli interrogatori di garanzia per gli indagati. A porgli domande sulle condotte contestati dalla Procura sarà il giudice Ciocia che ha emesso i provvedimenti cautelari. Nel collegio difensivo dei 13 inquisiti, gli avvocati Nello Sgambato, Carmine Nacca e Renato Jappelli.
Quattro piazze di spaccio smantellate dai carabinieri. In 9 finiscono in manette
ALIFE – Pedinamenti, controlli e intercettazioni: è l’attività messa in campo dai carabinieri di Vairano Scalo da febbraio 2018 ad aprile 2020. E il materiale raccolto in questi 26 mesi ha fatto emergere l’esistenza di quattro piazze di spaccio che avrebbero inondato di droga la zona matesina e parte dell’area atellana. L’indagine dei militari dell’Arma, coordinati dalla Procura di S. Maria Capua Vetere, ieri mattina ha portato all’arresto di 9 persone. Quattro sono finite in carcere: si tratta di Robert Junior (nella foto a destra) e Alessandro Romeo Fargnoli, di 23 e 20 anni, Errico Di Silvio, 33enne, tutti di Alife, e Francesco Capasso, 28enne di Orta di Atella. Ai domiciliari, invece, Filomena Marcello, 22enne, Nicola Vetere, 26enne, Filomena Ciarella, detta Veronica, 26enne, anche loro di Alife, Francesca Cipolletti, 43enne, e la figlia Consiglia Facciuto, 25enne, entrambe di Crispano. Tra gli inquisiti c’è pure un minore di 14 anni.
Al centro dell’attività investigativa, almeno nella sua fase iniziale, c’è stata la famiglia Fargnoli. A seguito dell’arresto del padre, Robert Junior, ha ricostruito la Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, avrebbe assunto il controllo dell’attività di spaccio ad Alife, riuscendo a ricucire contatti con alcuni tossicodipendenti locali per avviare di nuovo lo smercio di narcotici.
La vendita avveniva presso la sua abitazione, anche se l’opzione principale, secondo gli inquirenti, era quella di commerciarli in strada. Fargnoli, secondo l’accusa, con l’aiuto della moglie, Filomena Marcello, del fratello Alessandro Romeo Fargnoli e di un minore di 14 anni, aveva in poco tempo ricostituito la piazza di spaccio con base presso la palazzina delle case popolari da loro abitata.
Quando pure Robert Fargnoli è stato arrestato nell’estate di tre anni fa, il germano Alessandro Romeo avrebbe messo in piedi una seconda piazza di spaccio indipendente, con l’aiuto di Vetere, detto u’ piccione, attiva almeno fino a gennaio 2019.
Il lavoro dei militari dell’Arma ha fatto emergere anche l’esistenza di una terza piazza di spaccio sempre ad Alife, che sarebbe stata gestita da Di Silvio e dalla compagna Filomena Ciarella. A loro si sarebbero rivolti numerosi tossicodipendenti di Piedimonte, Vairano, Alvignano e Castello del Matese per comprare crack e cocaina. La coppia si sarebbe rifornita da Capasso, a sua volto riferimento di un quarta piazza di spaccio operativa nel parco Karo ad Orta di Atella. Quest’ultimo venne ammanettato nel maggio 2019, ma a prendere in mano le redini dello smercio di narcotici per non farlo fermare sarebbero state la compagna, Consiglia Facciuto e la madre, Francesca Cipolletti.
Durante l’attività investigativa, guidata dal maresciallo Vincenzo Palazzo, con la supervisione del tenente colonnello Paolo Minutoli, guida della Compagnia di Capua, sono stati sequestrati complessivamente oltre 200 grammi di stupefacenti e 3.500 euro ritenuto provento dell’attività illecita.