Caserta, Improda tira in ballo il sindaco di Teverola

TEVEROLA – Politica, imprenditoria e criminalità organizzata: sono le tre protagoniste della storia che Giovanni Improda, detto ‘o panettiere (he nel 2019 aveva intrapreso un percorso di collaborazione con la giustizia, per poi interromperlo poco dopo) ha raccontato ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Una storia che ha aiutato gli inquirenti a documentare l’operatività delle cosche nella zona Asi (che sorge tra Teverola, Carinaro e Gricignano d’Aversa). Una storia già contenuta in un’indagine complessa (quella che, con i 37 arresti eseguiti lo scorso novembre, ha smantellato i gruppi ‘riorganizzati’ di Schiavone e Bidognetti) e che potrebbe generare, ora, nuove attività investigative.  Ma è pure una storia che, essendo stata raccontata da un quasi collaboratore di giustizia, sarebbe sbagliato considerare ‘vangelo’: va riscontrata, pesata con attenzione (e sicuramente gli inquirenti lo faranno).  In attesa degli eventuali sviluppi (se mai dovessero esserci), fatte le dovute premesse e tracciati i luoghi che hanno ospitato il presunto intreccio riferito dal pentito, veniamo ai nomi. A rappresentare la politica in questa storia è Tommaso Barbato, dal 2019 primo cittadino di Teverola.

Gli uomini d’affare tirati in ballo da Improda, invece, sono i Canciello, patron della Marican Holding (si tratta dei fratelli Michele, Ferdinando e Carmine, originari della provincia di Napoli ma da anni radicati nel casertano). E la mafia che avrebbe cercato di infiltrarsi nel tessuto imprenditoriale e amministrativo è quella del clan dei Casalesi a cui Improda per diversi anni è stato legato. Ripercorrendo le dichiarazioni rese dall’ex esponente della cosca, Barbato, dopo aver contribuito a staccare la spina all’amministrazione diretta da Dario Di Matteo, di cui era stato per diverso tempo numero due, nel 2019 si candidò a sindaco (vincendo le elezioni). E sfruttando proprio il cugino, esponente della cosca mafiosa, avrebbe cercato di avvicinare gli imprenditori della Marican per ottenere sostegno.
Improda ai magistrati dell’Antimafia ha parlato dei Canciello come imprenditori che avrebbero avuto presso il Comune di Teverola “una corsia preferenziale, avendo finanziato, in cambio delle autorizzazioni, una serie di iniziative pubbliche”. Informazioni che gli avrebbe dato proprio Barbato quando era vice di Di Matteo.

“Tommaso – ha dichiarato il ‘o panettiere – si lamentava però che il sindaco e la sua corrente, nonostante il ruolo ricoperto, non lo investissero delle decisioni assunte, lamentando permessi facili.  […] So che mio cugino – ha continuato Improda – ha accettato le sponsorizzazioni di Marican. A questo proposito riferisco che mi chiese aiuto per avvicinare Nando Canciello”.
L’ex presunto esponente del clan dei Casalesi sarebbe entrato in gioco proprio in occasione della campagna elettorale del 2019. “Barbato nell’intento di non comparire in prima persona, e perseguendo un rapporto più diretto e confidenziale di quello che derivava dalla vecchia carica di vicesindaco, chiese il mio aiuto. Tommaso – ha chiarito Improda – sapeva che non ero una persona onesta”. Il sindaco di Teverola e gli imprenditori Canciello citati dal collaboratore di giustizia, per quanto a nostra conoscenza, non sono indagati e sono da considerare innocenti fino ad un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

“Abbiamo fatto solo del bene Fiducia nella magistratura”

“Che dicessero quello che vogliono, purtroppo quando una persona fa del bene ed è in prima linea succede”: è così che Michele Canciello ha reagito quando lo abbiamo contattato al telefono per chiedergli di replicare a quanto raccontato da Giovanni Improda. Non è mai stato avvicinato dall’ex esponente del clan dei Casalesi, ha detto l’imprenditore. “Chiarisco che nell’azienda non mi interfaccio con la politica. Io mio occupo più del cantiere. Non abbiamo mai avuto minacce. Cerchiamo di stare lontano da qualsiasi richiesta, da qualsiasi deviazioni. Siamo una famiglia per bene. Abbiamo fatto tanto per il sociale. Le persone spesso sono superficiali e oltre a ciò che abbiamo costruito, ai posti di lavoro non vedono di quello che abbiamo fatto”. Abbiamo contattato anche Ferdinando Canciello, ma a differenza di Michele ha preferito non replicare alle dichiarazioni del pentito. Pure il sindaco Tommaso Barbato, contatto per una replica, ha scelto di non intervenire.


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