Caserta, Magliocca indagato. Politica e pallone: quando l’incrocio diventa pericoloso

CASERTA – Politica e pallone. L’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, condotta dai carabinieri, va a tracciare l’ennesimo intreccio tra questi due mondi. Un incrocio che a volte non si rivela del tutto corretto. Stando alla tesi dei pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, Giorgio Magliocca, presidente della Provincia, avrebbe sfruttato la sua posizione di vertice presso l’ente casertano per garantire denaro alla squadra di calcio dove gioca uno dei suoi figli (estraneo all’inchiesta).
La ditta di Cosimo Rosato, imprenditore di Marcianise, in cambio dei lavori che ha ottenuto dalla Provincia, dice l’accusa, avrebbe elargito sponsorizzazioni per un valore di 40mila euro, ma versate, chiarisce l’accusa, effettivamente solo in parte. La società si sarebbe fatta carico pure del pagamento dei compensi spettanti a mister e al suo staff.
Il presidente della squadra di calcio, Luigi De Lucia, soddisfacendo la richiesta di Magliocca, avrebbe messo sulla panchina del team vitulatino Alfonso Valente, dopo che era stato esonerato Marco Icoronato (estraneo all’inchiesta).
Avendo proprio Valente a capo del team caleno, Magliocca, ipotizza l’accusa, avrebbe assicurato al figlio un trattamento di favore nella squadra. Inoltre, sarebbe stato proprio Valente, di Marcianise, a segnalare a Magliocca la ditta di Rosato a cui far arrivare appalti e che si sarebbe poi mostrata disponibile a girare soldi al Vitulazio. Il patron del Vitulazio, in questo supposto sistema di favori resi sfruttando ruoli istituzionali, con il denaro di Rosato, avrebbe pagato 5mila euro di spettanza a Valente (per il suo incarico di mister) e altri 3mila euro al suo staff, composto da Andrea Reccia e Vincenzo Ciccarelli (non figurano nell’elenco degli inquisiti). L’allenatore, inoltre, è stato assunto da Rosato, che si era aggiudicato gli appalti della Provincia, presso la ditta Rosato Costruzioni.
Alfonso De Lucia, figlio di Luigi, è tra gli indagati in qualità di gestore del conto corrente connesso alla squadra di calcio del Vitulazio.
Complessivamente, tra quelli affidati alla società del marcianisano e il lavoro assegnato alla ditta di Quarto, di Gianpaolo Benedetti, supera di poco i 400mila euro l’importo dei lavori pubblici che Magliocca, ipotizza l’accusa, avrebbe veicolato, da presidente della Provincia di Caserta e da sindaco di Pignataro con l’obiettivo di garantire denaro al team dove gioca il figlio.
Non solo il Vitulazio. A finire nel mirino dei pm c’è anche un’altra società di calcio. I militari dell’Arma, infatti, sono al lavoro anche per identificare altri imprenditori che hanno versato 30mila euro, da settembre 2022 a maggio 2023, a titolo di sponsorizzazione alla divisione juniores del Gladiator 1924 dove militava il figlio di Magliocca, allenata da Cosimo Valente. Soldi che, ipotizza l’accusa, sarebbero arrivati sempre grazie all’intervento del politico sfruttando il suo ruolo istituzionale.

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I fari della Procura sulla pubblica amministrazione

CASERTA (gita) – Hanno in mano il presente e il futuro delle comunità di cui fanno parte. Sono gli ‘eletti’: cittadini scelti da altri cittadini per amministrare il territorio in cui vivono, curarne i servizi, programmarne lo sviluppo. Un onore imponente accompagnato da oneri altrettanto pesanti. Pretendere che siano in odore di santità sarebbe fanciullesco, ma augurarsi che ogni loro gesto sia finalizzato alla tutela del bene pubblico, e non ad avvantaggiare gli interessi dei pochi a discapito dei molti (sfruttando le posizioni di potere che ricoprono), dovrebbe essere il minimo.
I cittadini votano: merito, simpatie, aiuti ricevuti. È un sacrosanto diritto che, fortunatamente, possono esercitare come meglio li aggrada. Monitorare che gli eletti si muovano seguendo le leggi è compito delle Procure. E negli ultimi mesi, l’intenso e complesso lavoro svolto da quella di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Pierpaolo Bruni, ha raccolto numerosi elementi che portano a tracciare uno scenario non troppo confortante: un quadro dove emerge che in tante realtà casertane chi amministra in nome dello Stato non sempre lo fa con rigore. Logicamente si tratta di ipotesi investigative che dovranno essere ulteriormente approfondite e poi vagliate nelle opportune sedi giudiziarie.
Quando si parla di politica e malaffare, perché è questo il tema, generalizzare sarebbe un errore, ma i segnali che la classe politica si stia mostrando permeabile ad azioni illecite ci sono tutti. Un campanello d’allarme che non può essere ignorato. I fari accesi sul Comune di Caserta hanno portato alla luce presunte ingerenze della cattiva politica nella gestione degli appalti pubblici, il tutto reso possibile dalla connivenza di dipendenti comunali, tese a favorire società disposte a concedere benefit agli amministratori che le sponsorizzavano (con sullo sfondo la piaga del voto di scambio). Il lavoro dei carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta ha recentemente raccolto prove che, dice l’accusa, sono pure in grado di tracciare una vera e propria organizzazione criminale capace di manipolare in modo sistematico gli appalti del verde pubblico. Un sistema che sarebbe stato attivo anche nel Comune di San Nicola La Strada (per queste vicende sono state richieste 14 misure cautelari).
Neppure la politica extracomunale appare immune da condotte che rischiano di sfociare nell’illegalità: l’attività dei carabinieri di Aversa ha condotto i pm Giacomo Urbano e Gerardina Cozzolino a mettere sotto inchiesta Giovanni Zannini, che da consigliere regionale avrebbe esercitato tutta la sua forza politica (e in Campania è davvero tanta) per aiutare imprenditori amici in cambio di regalie varie (accuse, per carità, che dovranno tutte essere dimostrate).
Ieri la Procura di S. Maria, supportata dai carabinieri del comando provinciale di Caserta, diretti dal colonnello Manuel Scarso (nel tondo), ha aperto un altro capitolo di quella che si sta delineando come la saga della mala politica di Terra di Lavoro, un capitolo che ha come protagonista, stavolta, la Provincia di Caserta e chi la rappresenta. La sensazione (basata su elementi concreti) è che a breve saranno aperti ulteriori capitoli dello stesso tenore, ma che interesseranno altri enti. Ciò che ipotizzano gli inquirenti dovrà superare i sacrosanti filtri della giustizia italiana, ma finora il lavoro fatto da Procura e carabinieri dimostra la loro profonda attenzione alla sfera pubblica non per colpirla indiscriminatamente, ma per aiutarla ad essere più funzionale e attenta. Le indagini sfoceranno in processi che faranno il loro corso. La speranza è che i cittadini, che votano, che esercitano il diritto di eleggere i propri rappresentanti, siano bravi a fare tesoro di quello che emerge da queste indagini. Perché spesso non tutti i segnali inquietanti percepiti nelle carte giudiziarie sfociano in condanne (ma dare peso a questo concetto non è compito di magistrati e investigatori).
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