ROMA – Rischia di sfociare in un flop il vertice di Giuseppe Conte, durato circa 3 ore, con i rappresentati del colosso ArcelorMittal: i partecipanti al tavolo sono uscita dalla stanza con le bocche cucite.
Il tavolo
Al tavolo, oltre al premier, erano seduti i ministri Stefano Patuanelli, Roberto Gualtieri, Giuseppe Luciano Provenzano, Roberto Speranza, Teresa Bellanova, il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, e il sottosegretario Mario Turco. Per ArcelorMittal presenti il patron Lakshmi Mittal e il figlio Adyta Mittal. Alla riunione non ha partecipato l’ad di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli.
Boccia: “la politica abbia senso di responsabilità”
“Spero ci sia spazio per una soluzione – ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia – e che la politica abbia il senso del limite, che a volte si supera e poi gli effetti purtroppo arrivano. È una responsabilità della politica, adesso la politica risolva le questioni che ha determinato”. E su una potenziale cordata salva Ilva ha detto: “Non so quando la si possa trovare e chi paga tutti questi lavoratori: ricordo che non c’è solo Taranto, ma tanti stabilimenti in Italia. Il problema è chi paga c’è qualcuno in questo paese che prescinde dalle risorse, a meno che non voglia battere moneta e pagare direttamente da solo”.
Procedura avviata
ArcelorMittal ha intanto avviato le procedure per ‘restituire’ 10mila 777 dipendenti. Un annuncio che ha immediatamente fatto partire lo sciopera a Taranto. “A rischio 4mila posti di lavoro – ha detto Bentivogli della Fim -. Entro qualche giorno il Tribunale di Milano dovrà assegnare a un giudice la causa intentata da ArcelorMittal per recedere dal contratto di affitto dello stabilimento di Taranto”.
Lo scudo legale
La causa del recesso va ascritta all’eliminazione della protezione legale che avrebbe dovuto costituire il “presupposto essenziale su cui AmInvestCo e le società designate hanno fatto esplicito affidamento e in mancanza del quale non avrebbero neppure accettato di partecipare all’operazione né, tantomeno, di instaurare il rapporto disciplinato dal Contratto”.
Talò: non è questione di scudo legale
“La questione – secondo il segretario generale della Uilm di Taranto Antonio Talò – non è scudo penale sì, scudo penale no. Tutti conoscono le difficoltà del mercato dell’acciaio, quello italiano credo che non sarà per molti anni competitivo. Loro se ne sono resi conto e hanno capito che forse non vale la pena fare questi investimenti. Cercano il pretesto. Il governo chieda le vere intenzioni. “Io credo – ha concluso – che abbiano già deciso di andare via”.