ROMA – La morte del ‘pirata’ Marco Pantani sconvolse l’Italia, sconvolse il mondo. Il ciclista campionissimo fu trovato nel suo albero privo di vita nel 2004. “Quando morì qualcuno era in albergo con lui“. Le parole del già generale di brigata della Guardia di Finanza Umberto Rapetto davanti alla commissione Antimafia ricostruiscono gli ultimi momenti di vita del campione di Cesenatico. Si allargano i punti oscuri delle indagini sulla morte di Pantani. Ed oggi come allora non si riesce a trovare un spiegazione, un perché valido. Un perché che forse non ci sarà mai.
Ombre sugli ultimi minuti di vita di Pantani
“Non si può pensare che sia stato lui a strisciare il braccio prima di esalare l’ultimo respiro, qualcuno era con lui”, spiega Rapetto differentemente da quanto si è sempre affermato. L’ex generale ha posto all’attenzione dei parlamentari l’immagine di una pallina bianca trovata nella stanza d’albergo accanto al corpo esanime di Pantani. “E’ rimasta intonsa anche in una pozza di sangue. Come se fosse stata calata giù con una canna da pesca”.
La struttura: “L’albergo probabilmente usato per incontri intimi”
Altri dettagli Rapetto li ha forniti circa la struttura alberghiera dove Pantani alloggiava negli ultimi giorni di vita. “C’erano sotterranei e garage. Probabilmente l’albergo veniva utilizzato non solo per trascorrere le vacanze ma magari anche per passare qualche ora in intimità. Ragion per cui la possibilità di accedere dal garage esorbitava da qualunque controllo potesse essere esercitato dal bureau“. Si cerca di far luce, si cerca un motivo altro. Si cerca, appunto, un perché. Perché il campione capace di imprese memorabili in maglia rosa e in maglia gialla al Giro e al Tour, il grimpeur che ha affrontato e sconfitto la Marmolada, le tre cime di Lovaredo, lo Stelvio, les Deux Alpes e tante, ma tante altre salite proprio all’ultimo tornante, prima di scollinare, si è definitivamente arreso? Una risposta, purtroppo, ad oggi non c’è.