Caso Regeni, la procura spinge il piede sull’acceleratore: pronta a fare i nomi di poliziotti e ufficiali della National Security egiziana indagati

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse In the picture

ROMA – Dopo il decimo vertice italo-egiziano sul caso Regeni la Procura di Roma spingerà il piede sull’acceleratore. E’ quanto riferito dal pm Sergio Colaiocco al procuratore generale della Repubblica Araba d’Egitto Nabeel Sadek, al termine dell’incontro tra inquirenti italiani ed egizi.

La Procura pronta a formalizzare i nomi dei primi indagati sul caso Regeni

Nei prossimi giorni, infatti, sarà formalizzata l’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni poliziotti e ufficiali della National Security egiziana. Questi sarebbero sospettati di aver sequestrato ed ucciso Giulio Regeni. L’indagine dunque punta a fare chiarezza su cosa sia avvenuto tra il 25 gennaio e il 4 febbraio del 2016 al Cairo.

Negli anni depistaggi e numerose versioni discordanti: ora si procede verso la verità

Se si volge lo sguardo alle versioni prodotte finora si rischia di perdere il conto. Giulio Regeni sparì la sera del 25 gennaio 2016 e il suo corpo martoriato fu trovato nove giorni dopo, lungo la strada che collega Alessandria al Cairo. Numerosi sono stati i depistaggi sin dalle prime settimane successive al ritrovamento del corpo di Regeni. Venne supposto che si trattasse di un incidente stradale, spaccio di droga, festini hot. E ancora che fosse coinvolto in un malaffare e ucciso perchè ritenuto una spia.

Nel 2016 una nuova versione

Poi nel 2016 quella che sembrava la svolta, non è stata ritenuta credibile davvero. Si ritenne che gli autori dell’uccisione di Regeni fossero alcuni criminali morti durante una sparatoria. I documenti del giovane vennero ritrovati quel giorno a casa della sorella del capo della banda. Ma la Procura di Roma ha continuato ad indagare e a breve si raccoglieranno i primi risultati.

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