Caso Siri, Conte spinge per le dimissioni

In Consiglio dei ministri si discute sulla posizione del sottosegretario leghista


ROMA – Il dado è tratto. O meglio sarà tratto a breve. Movimento 5 Stelle e Lega discuteranno oggi sul caso Siri, il sottosegretario leghista indagato per corruzione. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, come ampiamente anticipato nei giorni scorsi, proporrà la revoca di Armando Siri.

La posizione del premier Conte sul caso Siri

Al momento risulta difficile pensare che si arrivi ad una conta, più probabile che Conte chieda il parere dei ministri sul caso. E a quel punto, considerando la maggioranza pentastellata, la soluzione dovrebbe essere chiara. Salvini, prima di arrivare in aula, ha riunito i ministri della Lega nell’ufficio di Giancarlo Giorgetti proprio, evidentemente, per decidere il da farsi. A prescindere di quella che sarà la decisione finale, quel che è certo è che niente sarà più come prima. La sensazione, già palesemente manifestatasi in occasione delle discussioni su TAV e reddito di cittadinanza (solo per citarne due), è che il rapporto tra i due schieramenti che compongono il Governo sia logoro.

I possibili scenari

Facile pensare che cinquestelle e Conte si assumeranno la responsabilità delle dimissioni del sottosegretario leghista nonostante l’opposizione strenua del leader del Carroccio. Il quale, ora, spingerà ancora di più per discutere di flat tax e autonomia, argomenti sui quali dal Movimento 5 Stelle sono arrivate già nei giorni scorsi risposte piccanti. Il governo non cadrà di certo per questo, ma il premier Conte ha già dimostrato di avere le idee chiare sul caso Siri, ovvero la richiesta di dimissioni. Questo a prescindere da cosa verrà fuori dal voto nel Consiglio dei ministri. Tutto come previsto, dunque, e all’orizzonte due possibili scenari, uno dei quali molto più chiaro rispetto ad un altro. Il Governo potrebbe cadere di fronte a continue battaglie tra grillini e leghisti, anche se, a meno di clamorose sorprese, questa sembra una strada lontana. E allora si continuerà così, con polemiche continue e attacchi reciproci. Finché si potrà.

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