Castelvolturno, un prestito dal Viminale per evitare il crac

La giunta vuole chiedere al ministero 8,7 milioni di euro per fronteggiare i debiti. L’estremo tentativo dell’amministrazione di Pasquale Marrandino per non dichiarare il dissesto finanziario

CASTELVOLTURNO – Evitare il dissesto finanziario: obiettivo non semplice da centrare, ma l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Pasquale Marrandino, eletto lo scorso giugno, deve almeno provarci. Fallire significherebbe ritrovarsi in una gabbia, dove muoversi, dove ‘fare politica’, risulterebbe complicato. Sarebbe stritolata da vincoli su vincoli e limitata all’ordinaria gestione dell’Ente (salvo l’arrivo di finanziamenti). E allora come fare? Nei giorni scorsi la giunta ha tentato l’unica mossa possibile. O meglio, ha compiuto il primo step di questa strategia. Quale? Il sindaco, il suo vice, Giulio Natale, e gli assessori Angela Parete, Edna Borrata, Vincenzo Gatta e Andrea Scalzano, hanno deliberato di richiedere al consiglio comunale la possibilità di ottenere un prestito di circa 9 milioni di euro dal Viminale, una scelta che, se dovesse essere accordata, metterà l’amministrazione comunale sotto la stretta sorveglianza del governom ma che le garantirà, come dicevamo prima, di non ritrovarsi in una gabbia di divieti e vincoli gestionali.
La decisione di ricorrere a un prestito così ingente è stata dettata dall’urgenza di sanare i debiti che il Comune ha accumulato nel corso degli anni. La Corte dei Conti aveva già evidenziato gravi squilibri finanziari nei bilanci comunali dal 2018 al 2022 (in parte di questo periodo Marrandino è stato assessore) ponendo l’amministrazione sotto pressione per trovare soluzioni rapide e concrete. Tra le criticità rilevate, vi sono il mancato rispetto degli indicatori di deficitarietà strutturale, l’errata determinazione dei fondi accantonati, difficoltà nella riscossione delle entrate e varie irregolarità nei conti comunali.
La delibera approvata dalla giunta, che ora dovrà passare al vaglio del consiglio comunale, prevede il ricorso alle procedure di riequilibrio finanziario pluriennale, come previsto dall’articolo 243 bis del Testo unico degli enti locali.
La giunta ha ritenuto che, nonostante le misure correttive adottate in precedenza non siano state sufficienti, l’accesso al fondo rotativo e la richiesta di un prestito rappresentino l’unica via per evitare il dissesto. Il piano di riequilibrio finanziario che sarà elaborato dovrà essere approvato dal consiglio comunale entro 90 giorni dalla delibera. Questo piano sarà soggetto a rigidi controlli da parte della Corte dei Conti e del Ministero dell’Interno, ma garantirà all’amministrazione Marrandino la libertà di manovra necessaria per continuare a gestire le entrate comunali senza vincoli imposti da un dissesto finanziario formale.
Sebbene questa manovra metta il Comune sotto la lente delle autorità centrali, essa evita le conseguenze più gravi di un dissesto dichiarato. Tuttavia, il Comune sarà soggetto a una serie di misure restrittive: sarà obbligato a mantenere le aliquote dei tributi locali al massimo consentito, dovrà assicurare la copertura integrale dei costi dei servizi e bloccare l’indebitamento, salvo per i mutui necessari a coprire debiti fuori bilancio pregressi. Il sindaco Marrandino, eletto lo scorso giugno, si trova ora a dover affrontare una delle sfide più impegnative del suo mandato. La decisione di chiedere il prestito è un tentativo di riportare stabilità economica al Comune, ma comporterà un controllo rigoroso sulla gestione finanziaria nei prossimi anni. La palla passa ora al consiglio comunale, che dovrà approvare la delibera e lavorare insieme alla giunta per elaborare un piano di riequilibrio credibile ed efficace. Il cammino verso il risanamento finanziario sarà lungo, complesso e incerto

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