NAPOLI– Lo ius scholae non è nell’agenda del Governo. Così il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri Pina Castiello liquida la proposta degli alleati di Forza Italia, più vicina alla posizione del centrosinistra che a quella della coalizione di Giorgia Meloni.
Sullo ius scholae la divergenza fra Lega e Forza Italia è ormai innegabile. Come si può trovare una sintesi?
Con il programma elettorale che va rispettato per onorare il patto stipulato con chi ci ha dato fiducia affidandoci la responsabilità del governo del Paese. Fermo restando che ogni partito ha libera facoltà di proposta politica, il collante della coalizione resta il programma e, come noto, il nostro non contempla lo ius scholae. Dopodiché, con un occhio alle contingenze, in una nazione come l’Italia, che brilla in Europa per la concessione di cittadinanze, semmai il tema è quello di revocarla a chi si macchia di reati odiosi e rappresenta fattore di allarme sociale.
L’autonomia differenziata sta suscitando preoccupazioni al Sud e la petizione per il referendum ha avuto buoni riscontri. Pensa che potreste spiegare meglio la riforma o c’è qualche correzione da fare?
Tutto è migliorabile e ogni cosa può essere spiegata meglio: lo stiamo facendo e continueremo a farlo per offrire un contributo al superamento dei pregiudizi e alle piccine strumentalizzazioni. Resta che per noi l’autonomia differenziata non è un feticcio ideologico, ma una soluzione di buon senso che imbocca la strada del governo virtuoso. Vorrei anche ricordare che la legge non sancisce l’obbligo per le Regioni, che potranno anche decidere di non attuarla. E tuttavia, in caso di attuazione, i Lep assicureranno le necessarie parità di condizioni da nord a sud. Dopodiché il tratto distintivo di questa legge, che dà corso applicativo ad una riforma varata a colpi di maggioranza dalla Sinistra nel 2001 e con l’espunzione del Mezzogiorno dalla Costituzione, resta il rigore nella spesa e l’efficacia dell’azione amministrativa. Banchi di prova che impegnano le classi dirigenti ad operare senza prestare il fianco alle tentazioni clientelari, alle derive nepotistiche, alla smania di creare eserciti di nominati senza merito. E questo, per definizione, soprattutto in Campania, è un vero e proprio spauracchio per il centrosinistra, per gli attori e i terminali del sistema De Luca: un network contrassegnato dal sistematico discostamento dalle buone e trasparenti pratiche amministrative.
L’abolizione delle accise sui carburanti è da sempre un cavallo di battaglia della Lega, ma adesso si parla addirittura di aumentarle per il diesel. Quali sono le prospettive reali?
Stiamo scrivendo la nuova finanziaria in un contesto che, vuoi per la congiuntura internazionale, vuoi per i buchi lasciateci in eredità, si presenta certamente non privo di difficoltà. Ciononostante sapremo, come ha detto il ministro Giorgetti a Pontida, distinguere tra chi già fa sacrifici e chi li può fare. Questa è la filosofia di fondo cui resteremo ancorati anche per ciò che riguarda le accise. Non aumenteremo le tasse, esercizio tipico della Sinistra al governo che peraltro, ancora oggi, agita il vessillo della patrimoniale.
Le tensioni a Pontida dimostrano che qualche pregiudizio antimeridionale nella Lega persiste. Lei, da esponente politico del Sud, come vive questa situazione?
I cori isolati di tre ragazzini vanno presi per quello che sono: una sortita stupida che non merita neppure commenti. Mi sconcerta che quella stessa Sinistra che minimizza la spirale di violenza vistasi nella manifestazione “proPal” di sabato scorso ad opera di gruppi ben più numerosi, organizzati e votati all’offesa fisica verso chi indossa la divisa, cui va tutta la mia solidarietà, cerchi di enfatizzare il coretto imbecille di qualche ragazzino, peraltro prontamente redarguito. Più serio e importante per i cittadini meridionali rilevare che questo governo, dalle politiche per la sicurezza, allo sviluppo infrastrutturale, al sostegno alle imprese e alle tante altre attenzioni dedicate al Mezzogiorno – penso alla Zes Unica, alle iniziative per i Porti e le periferie difficili come Caivano – sta marcando una differenza epocale con il passando che, in larga misura, reca in calce la firma della Lega e di Matteo Salvini.
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