MADRID – Dodici leader indipendentisti catalani si sono seduti sul banco degli imputati, all’apertura del processo a Madrid per la tentata secessione della Catalogna nell’ottobre 2017. Le immagini dalla Corte suprema sono state trasmesse in diretta tv, mentre oltre 600 giornalisti spagnoli e non erano accreditati. Il processo durerà circa 3 mesi, il verdetto non è atteso prima di luglio e centinaia di persone testimonieranno, tra cui l’ex premier conservatore Mariano Rajoy. “E’ il processo più importante che abbiamo organizzato” dal ripristino “della democrazia”. Dopo la morte del dittatore Francisco Franco nel 1975″, ha detto di recente il presidente della Corte suprema, Carlos Lesmes.
Grande assente l’ex presidente catalano, Carles Puigdemont, in autoesilio in Belgio per sfuggire alla giustizia. Da Berlino, il leader indipendentista ha parlato di una “pagliacciata” e di un “test di resistenza per la democrazia spagnola”. Intanto, varie organizzazioni hanno indetto proteste. Tra cui l’Assemblea Nacional Catalana e Omnium Cultural. E dal mattino alcuni militanti radicali indipendentisti hanno bloccato le strade della Catalogna.
In assenza di Puigdemont, il principale protagonista del processo è il suo ex vice presidente, Oriol Junqueras, per cui la procura ha chiesto 25 anni di carcere. Per gli altri 11 accusati, tra cui l’ex presidente del Parlamento catalano, vari “ministri” regionali e i responsabili di Anc e Omnium Cultural, sono state chieste pene fra 7 e 17 anni. La difesa ha denunciato per ore davanti ai giudici le presunte violazioni dei diritti fondamentali degli accusati. Di cui nove tra cui Junqueras sono accusati di ribellione e vari sono in carcere da oltre un anno.
Il leader indipendentista si trova in Belgio
Dopo aver organizzato il 1 ottobre 2017 un referendum sull’indipendenza, vietato dalla giustizia, i separatisti il 27 ottobre avevano dichiarato una repubblica catalana indipendente, scatenando una grave crisi politica. Al centro del processo c’è l’interrogativo: ci furono violenze? L’accusa contesta ribellione con sollevazione violenta. Ma la difesa afferma che l’unica violenza fu quella dei poliziotti il giorno del voto, di cui le immagini fecero il giro del mondo. E mentre gli indipendentisti hanno tentato convincere la comunità internazionale di esser vittime di “repressione”, il governo socialista di Pedro Sanchez ha lanciato una controffensiva con briefing in varie capitali europee.
In Spagna, intanto, la questione catalana resta bollente. Migliaia di persone hanno manifestato contro Sanchez a Madrid domenica su appello della destra e del partito d’estrema destra Vox, accusandolo di “alto tradimento” per il dialogo con gli indipendentisti. Il processo sarà usato come tribuna politica da Vox, che funge da “accusa popolare” a fianco della pubblica accusa. E gli indipendentisti, senza cui Sanchez non ha la maggioranza, sono pronti a bloccare il bilancio mercoledì, cosa che potrebbe portare a elezioni anticipate.
(LaPresse/AFP)