MILANO – L’ex presidente della Generalitat di Catalogna, Carles Puigdemont, è stato arrestato in Sardegna, al suo arrivo ieri sera (giovedì 23 settembre) all’aeroporto di Alghero. L’indipendentista, figura chiave del referendum sulla secessione della Catalogna nel 2017, ora detiene un seggio all’Europarlamento; si oppone all’estradizione in Spagna che lo accusa di sedizione, così come altri esponenti separatisti. A nove di loro sono state inflitte pene detentive per il loro ruolo nel referendum, dai nove ai 13 anni di carcere. Sono stati graziati a luglio dal governo del premier Pedro Sanchez (non così i leader in esilio).
IL REFERENDUM INDIPENDENTISTA DEL 2017 – A seguito delle crescenti tensioni tra la comunità autonoma della Catalogna e il governo centrale spagnolo, guidato dal Partito popolare del premier Mariano Rajoy, il presidente della Generalitat Carles Puigdemont nel giugno del 2017 annuncia per il 1 ottobre un nuovo referendum sull’indipendenza della regione, dopo la precedente consultazione nel 2014. Il Parlamento catalano approva a settembre la legge istitutiva del referendum contro cui il governo spagnolo fa ricorso, vincendolo, al Tribunale costituzionale. Gli indipendentisti decidono di tenere lo stesso la votazione, che si conclude con una schiacciante vittoria del ‘Sì’ e violenti scontri tra i cittadini, la polizia nazionale e la Guardia Civil. Il Parlamento catalano approva a fine ottobre dello stesso anno la dichiarazione d’indipendenza; subito dopo il governo di Madrid destituisce Puigdemont, i membri del governo e scioglie il parlamento catalano ai sensi dell’articolo 155 della Costituzione spagnola.
LA FUGA DI PUIGDEMONT A BRUXELLES – Il 30 ottobre Puigdemont espatria a Bruxelles per sottrarsi all’arresto, dopo che la procura accusa di ribellione l’intero esecutivo catalano. Rifiuta di tornare in patria per testimoniare e le autorità spagnole emettono a suo carico un mandato d’arresto europeo. Il Tribunale supremo lo ritira un mese dopo, consentendo a Puigdemont di viaggiare per internazionalizzare la sua causa, sebbene non gli consenta di tornare in Spagna dove rimane in vigore il mandato di arresto nazionale.
MANDATO D’ARRESTO EUROPEO E FERMO IN GERMANIA – A marzo del 2018 le autorità spagnole emanano un nuovo mandato di arresto europeo contro Puigdemont, che viene fermato in Germania mentre tenta di tornare in Belgio dalla Finlandia. Berlino lo rilascia, ma gli proibisce di lasciare il Paese. A luglio dello stesso anno un tribunale locale in Germania rifiuta di estradarlo con l’accusa di ribellione e ritira le misure che gravano su di lui. Puigdemont torna in Belgio e si stabilisce a Waterloo.
L’ELEZIONE ALL’EUROPARLAMENTO – Alle elezioni europee del 26 maggio 2019 Puigdemont viene eletto all’Europarlamento, ma non può partecipare all’investitura ufficiale e la sua situazione resta incerta. A ottobre il tribunale supremo condanna nove leader indipendentisti per sedizione e riattiva il mandato d’arresto europeo per l’ex presidente. Il mandato viene di nuovo bloccato a dicembre quando la Corte di giustizia europea riconosce la sua carica di eurodeputato, e la conseguente immunità. Per Madrid, quell’immunità non vale perché non riconosce il suo incarico di eurodeputato.
REVOCA DELL’IMMUNITA’ – Il Parlamento europeo nel marzo 2021 vota a favore della revoca dell’immunità di Puigdemont e di altri due leader indipendentisti espatriati, Toni Comin e Clara Ponsati. La mossa potrebbe aprire la strada alla loro estradizione e i tre annunciano un ricorso alla Corte di giustizia europea. A luglio il Tribunale dell’Ue respinge la loro richiesta, dichiarando che non hanno dimostrato di essere a rischio di arresto.
L’ARRESTO IN SARDEGNA – Il 23 settembre 2021 Puigdemont viene arrestato al suo arrivo all’aeroporto di Alghero, dove avrebbe dovuto partecipare a un festival di cultura catalana e incontrare in forma privata il presidente della Sardegna, Christian Solinas (del Partito Sardo d’Azione). Il legale Gonzalo Boye ha dichiarato che è stato arrestato in virtù del mandato europeo del 2019 “che, per imperativo legale, secondo lo statuto della Corte di giustizia Ue, è sospeso”.
(LaPresse)