CATANZARO (LaPresse) – Questa mattina i carabinieri di Lamezia Terme hanno arrestato 5 persone. Ed eseguito poi 34 misure cautelari di divieto di dimora nel comune di Lamezia Terme. Un provvedimento preso per altrettante persone ritenute responsabili di furto aggravato e attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. Ai quali si aggiunge discarica non autorizzata, inquinamento ambientale e violazione di sigilli.
Arresti e misure cautelari in un campo rom di Catanzaro
Le operazioni si sono svolte con la collaborazione del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro. E dei militari dei Comandi Provinciali di Catanzaro, Cosenza, Crotone, il Gruppo Carabinieri Forestali di Catanzaro. Presenti anche il 14esimo Battaglione Calabria e il personale dell’ottavo Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia. Gli arresti derivano da un’attività investigativa che è stata diretta dalla locale Procura della Repubblica. Questo dopo molti interventi dei militari dell’Arma nel campo Rom di Scordovillo.
Allacci abusivi alla rete elettrica
Sono emersi infatti allacci abusivi alla rete elettrica Enel. Sono stati poi segnalati numerosi incendi dei cumuli di rifiuti abbandonati lungo la via d’ingresso al campo. Ad aprile 2017 erano già state denunciate 43 persone. Tra le quali 12 sono state arrestate per furto di energia elettrica. Molte abitazioni si alimentavano collegandosi alle cabine Enel vicine al campo. E attraverso decine di metri di cavi di rame. Presso la cabina Enel in via Talete, i carabinieri hanno trovato un cavo in rame lungo diverse centinaia di metri. Cavo che era interrato sotto la linea ferroviaria e che arrivava fino all’accampamento. E dal quale si diramavano altre decine di allacci abusivi.
Sversamento illegale di rifiuti
Le indagini hanno permesso di scoprire una complessa filiera criminale con a capo la ‘Beda Ecologia’. Si tratta di una società attiva nel campo dei rifiuti. E il cui amministratore unico è Antonio Berlingieri. E’ emerso poi che una serie di residenti all’interno del campo raccoglieva rifiuti di varia natura, pericolosi e non, e poi li vendeva alla società. Che aveva sede legale e operativa all’interno dello stesso insediamento.
Una vera e propria filiera criminale
Qui i rifiuti venivano lavorati per essere successivamente trasportati presso altre società del medesimo settore dell’interland lametino. Gli scarti della lavorazione, invece, venivano sversati lungo la via d’accesso all’accampamento e dati alle fiamme. Il fenomeno non si è ridotto nonostante un primo sequestro delle aree utilizzate come discarica. E nonostante le operazioni di bonifica svolte dal comune di Lamezia Terme.
Inquinamento del suolo
Gli accertamenti dell’agenzia regionale per l’ambiente hanno dimostrato che le attività illecite hanno causato un significativo inquinamento del suolo. Con un possibile interessamento della falda acquifera. Inoltre le nubi tossiche, contenenti diossina, si sono sprigionate nell’area cittadina circostante all’ospedale locale. Nel corso dell’operazione sono stati anche sequestrati 15 autoveicoli, utilizzati per il trasporto dei rifiuti.