ROMA – Dopo un Cdm fiume, non c’è ancora intesa sulla riforma della giustizia: il nodo da sciogliere resta il processo penale. L’incontro di ieri è stato caratterizzato da un botta e risposta infuocato tra i ministri Giulia Bongiorno e Alfonso Bonafede: il pomo della discordia è stato il testo firmato dal Guardasigilli. Il testo era già stato modificato da Bonafede, riducendo da nove a sei anni i tempi dei processi. Ma uno dei temi caldi era anche quello di prorogare con urgenza lo scioglimento di otto comuni e impugnare alcune leggi regionali.
Approvata, durante il Cdm, la candidatura di Roma per gli Europei di nuoto del 2022 e di Taranto per Giochi del Mediterraneo del 2025.
I contrasti
Va detto e sottolineato che già prima che si riunisse il Cdm Salvini aveva bocciato la riforma del ministro Bonafede:“E’ acqua” , aveva affermato il capo del Viminale. Il ‘collega’ di governo Luigi Di Maio, invece, si era schierato a difesa di Bonafede. Insomma i presupposti affinché si trovasse un’intesa non c’erano.
E’ stata trovata la quadra invece su riforma del processo civile e del Csm.
Il pomo della discordia
La Lega non vuole “riforme di facciata” ma “tempi certi per la giustizia. L’Italia – sottolinea il partito di Salvini – è un Paese democratico, servono manager nei tribunali che garantiscano il rispetto dei tempi, servono nuove regole sulle intercettazioni, la separazione delle carriere. Il Carroccio non vuole i cittadini ostaggio a vita della giustizia e non accetta riforme di facciata”.
Bonafede attacca il Carroccio
“Non vorremmo che dietro ci fosse la volontà di bloccare lʼabolizione della prescrizione” che entrerà in vigore nel 2020. E ha poi aggiunto: “Stasera ho sentito tanti ‘no’ – ha detto – c’è stata assoluta disponibilità da parte mia ad affrontare proposte di modifiche. Io penso che i cittadini non possano aspettare più una riforma della Giustizia. Non posso immaginare che si possa bloccare con dei giochetti una riforma che tutti attendono”.