C’è speranza per Iuschra Gazi, 12enne pachistana scomparsa a Serle

Le operazioni, a cui partecipano circa 300 professionisti tra vigili del fuoco, speleologi e carabinieri, si concentrano in un'area di 130 ettari

Foto LaPresse / Stefano Cavicchi
di Ester Castano

BRESCIA (LaPresse) – C’è ancora speranza per Iuschra Gazi, la 12enne di origini pachistane scomparsa giovedì scorso nei boschi di Serle, in provincia di Brescia. Occhioni neri e capelli corvini, la ragazzina affetta d’autismo sembra scomparsa nel nulla. Martedì mattina alle ricerche si sono uniti i cani molecolari dell’unità di salvataggio olandese Reddingshonden. Intanto sono già cinque le notti che la piccola passa fuori casa. Da sola e al freddo, vestita con gli stessi abiti leggeri indossati per quella che doveva essere un’allegra gita in montagna con altri coetanei disabili e gli operatori della onlus Fobap, ma da cui la minore non ha fatto ritorno.

Le operazioni, a cui partecipano circa 300 professionisti tra vigili del fuoco, speleologi e carabinieri, si concentrano in un’area di 130 ettari. Difficile che la ragazzina abbia percorso più di quella strada da sola. L’avviso, diramato a tutte le forze in campo e attivo fino a sabato prossimo, è di “ricerca persona viva”. Intanto la procura di Brescia ha aperto un fascicolo e l’indagine è stata affidata al procuratore Donato Greco.

“L’hanno trovata?”

E’ ciò che tutti si domandano a Serle, 3mila abitanti in Valle Sabbia. La comunità montana segue col fiato sospeso gli aggiornamenti e chiede di non smettere di cercare. La fondazione bresciana con cui Iuschra era in gita in Cariadeghe, in una nota, a sei giorni dalla scomparsa esprime “il più sentito ringraziamento alle donne e agli uomini delle istituzioni statali, regionali e del territorio, ai volontari, agli abitanti di Serle che si stanno impegnando generosamente e senza sosta” e “agli operatori dei media che, salvo poche eccezioni, stanno trattando la vicenda della sparizione con correttezza e sensibilità”.

Una zona impervia, quello che circonda la vetta del San Bartolomeo, con una densità carsica tra le più elevate: di giorno è facile perdersi e la notte cadere nei buchi del terreno. Un angolo d’Italia poco conosciuto dove l’acqua ha scavato nella roccia tanto da creare cavità e veri e propri pozzi verticali. Una tra tutte l’Omber en banda al bus del zel che, con uno sviluppo di quasi 20 chilometri per un dislivello di 430 metri, è la grotta più lunga e più profonda di tutta la provincia e uno dei sistemi carsici di maggiore sviluppo a livello nazionale.

Lunedì mattina il prefetto di Brescia, Annunziato Vardé, ha deciso nel tavolo di coordinamento logistico di mantenere l’imponente struttura organizzativa di emergenza

Tre i posti di blocco all’accesso del centro operativo in Cariadeghe da cui partono le squadre dei soccorsi, all’altezza del rifugio dei Fanti, del ristorante Valpiana e del rifugio Alpini. In tantissimi da tutta la Lombardia hanno espresso la volontà di dare una mano, ma il sindaco Paolo Bonvicini chiede ai civili di “non salire a Serle per effettuare le ricerche”, per evitare di intralciare la macchina dei soccorsi. Dai paesi limitrofi non è giunta nessuna segnalazione. “Chi la incontra chiami subito il 112”, è l’appello dei vigili del fuoco a cui si è unita la squadra dei Reddingshonden. Formata da 19 operatori e 12 cani, era arrivata nei giorni scorsi a Pacengo, frazione del comune di Lazise in provincia di Verona, per le ricerche di un ragazzo di 17 anni, poi trovato morto.

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