di Elisabetta Graziani
ROMA (LaPresse) – C’è tempo fino al 31 ottobre per completare la vendita di Alitalia. E’ uno degli effetti del via libera definitivo dato dalla Camera al decreto sulla compagnia aerea. Con 512 voti favorevoli, 30 astenuti e nessuno contrario. E’ stato approvato il testo varato dal Senato, senza modifiche. L’assemblea di Montecitorio ha respinto infatti tutti gli emendamenti. L’altro effetto dell’ok al decreto è che slitta al 15 dicembre la scadenza per restituire il prestito da 900 milioni. Alitalia “è uno dei dossier più importanti che stiamo valutando insieme a tutti gli interlocutori e gli stakeholder e presto diremo la nostra”, assicura il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. E ai cronisti che gli chiedono se vedrà i commissari straordinari con il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, Toninelli replica: “Vedremo tutti gli interlocutori”.
La volontà del governo M5S-Lega – espressa anche nel contratto – è quella di rilanciare l’azienda e di evitare qualsiasi forma di ‘spezzatino’
Ma la ricetta presenta sfumature differenti se guardata dalla prospettiva del Carroccio piuttosto che da quella Cinquestelle. Il nodo è l’iniezione di soldi pubblici in Alitalia. “Il tema di una presenza dello Stato nel capitale di Alitalia esiste. E’ sul piatto ed è all’attenzione del governo”, spiega il sottosegretario allo Sviluppo Economico, il leghista Davide Crippa. Il sottosegretario è perfettamente in linea con il vicepremier Matteo Salvini che non esclude l’intervento del governo.
Dal Movimento 5 stelle però arriva un netto rifiuto di ulteriori spese per la collettività. “Noi del M5S abbiamo votato a favore di questo provvedimento – spiegano i deputati – per poter lavorare, durante questi ulteriori 3 mesi di proroga, a tutte le questioni di vitale importanza che riguardano Alitalia. La norma non determinerà nuovi oneri a carico del bilancio dello Stato né alcun effetto finanziario”. E dal deputato di LeU Stefano Fassina piovono critiche per la “continuità preoccupante con il Governo Gentiloni–Calenda“. Liberi e Uguali infatti avrebbe voluto l’ingresso dello Stato nel capitale della compagnia aerea.
La situazione di Alitalia è congelata al momento in cui il governo Gentiloni l’ha lasciata. La compagnia, in amministrazione straordinaria, è stata messa in vendita e i tre potenziali acquirenti – Lufthansa in testa – stanno aspettando di capire le intenzioni del nuovo governo penta-leghista prima di – eventualmente – procedere nella trattativa.