Cellulari in cella, indagati 10 detenuti del carcere di Carinola

Avrebbero avuto a loro disposizione un microtelefono, marca L8 Star, con due schede sim e caricabatteria. Notificata la chiusura delle indagini preliminari.

Giovanni Boccolato e Giovanni Lancella
Giovanni Boccolato e Giovanni Lancella

Comunicare con l’esterno senza filtri, bypassando i colloqui e le chiamate autorizzate. Non potrebbero farlo e invece i detenuti troppe volte ci riescono. I cellulari clandestini circolano nelle prigioni. Ci sono numerose indagini di diverse Procure: sono innescate dal ritrovamento proprio di questi telefonini da parte degli agenti della penitenziaria nel corso delle perquisizioni delle celle.

E una recente inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Valentina Santoro della Procura di Santa Maria Capua Vetere, ha messo sotto indagine ben 10 detenuti perché avrebbero avuto a loro disposizione un microtelefono, marca L8 Star, con due schede sim e caricabatteria (materiale che era nascosto tra il muro e il telaio della struttura in ferro di supporto allo spioncino di controllo della cella).

A finire sotto inchiesta sono stati Giovanni Boccolato, 43enne, Gennaro Cascarino, 62enne, Massimo Avorio Noris, 48enne, Giovanni Lancella, 47enne, tutti di Mondragone, Franco Pierleoni, 45enne di Tivoli, Gennaro Grammatico, 42enne di Napoli, Antonio Ricciuti, 47enne di Piedimonte Matese, Gerardo Nocerino, 62enne di Ercolano, Ivan Engheben, 28enne di Napoli e Francesco Cirillo, 67enne di Torre Annunziata.

L’accusa di aver detenuto e usato il cellulare risale al periodo in cui i dieci erano tutti reclusi nella casa circondariale Novelli di Carinola. Il pubblico ministero nei giorni scorsi ha notificato loro l’avviso della conclusione delle indagini preliminari ed ora valuterà l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. L’operazione dimostra l’attenzione al tema che sta dando la Procura di S. Maria C.V., adesso guidata da Pierpaolo Bruni.

Ma nonostante l’impegno profuso da inquirenti e poliziotti della penitenziaria, che sequestrano numerosissimi microtelefoni, la diffusione nelle prigioni di questi aggeggi è ancora forte e pericolosa. E spesso non vengono usati dai detenuti per dialogare con un familiare ma per dare indicazioni criminali dal carcere, per concretizzare intese malavitose che vengono raggiunte proprio nella prigione.

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