Roma, 7 mag. (LaPresse) – Silvio Berlusconi questa volta è davvero nell’angolo. Piuttosto che continuare a sponsorizzare il governo del presidente, che al momento non raccoglierebbe la fiducia di nessuno, il Cav punta sull’unità e la forza della coalizione, benché le distanze con Matteo Salvini restino quasi incolmabili. È ormai un vero e proprio braccio di ferro quello tra Berlusconi e il leader del Carroccio che, anche nel vertice mattutino di lunedì, seguito alla cena all’alta tensione di domenica, sarebbe tornato a chiedere all’ex premier un passo di lato, un appoggio esterno a un governo Lega-M5S, soprattutto dopo l’uscita di scena di Luigi Di Maio dalla corsa verso palazzo Chigi. Berlusconi non ne ha voluto sapere, ha ribadito di non avere alcuna intenzione di benedire un matrimonio del genere pagando il costo delle nozze con la sopravvivenza del partito. Due o tre poltrone non bastano a Forza Italia, che di contro si troverebbe i gruppi parlamentari quasi svuotati da un’emorragia verso la Lega. Per questo il Cav preferisce sostenere l’idea di un governo di centrodestra, che trovi i numeri in Parlamento, piuttosto che un esecutivo del presidente, che romperebbe la coalizione con il rischio di trovarsi Forza Italia isolata.
A Berlusconi di certo non è piaciuta la riunione tête-a-tête tra Salvini e Di Maio, che lo ha visto relegato ai margini della scena. La reazione è stata dura, ma l’unica via d’uscita per ora è restare ancorati alla coalizione, ponendo dei distinguo. L’euforia di una chiamata alle urne in estate mostrata da Salvini è stata smorzata da Maria Stella Gelmini: “Siamo pronti come sempre e in ogni momento al voto, ma in questo momento, riteniamo che il voto in estate non sia il più adatto per garantire la partecipazione, come sottolineato anche da Mattarella”. Invece il leghista, forte del nuovo asse con M5S, con cui i rapporti proseguono e sembrano sempre a un passo dall’accordo, punta al voto sotto l’ombrellone per ridurre Forza Italia a una appendice del centrodestra in termini di consensi. “Il 17% della Lega deve diventare un 18, 19, 20, 25%. Se la coalizione supera il 40% e la Lega vince nella maggior parte dei collegi, basta con i balletti”. E avverte: “Se sarà necessario il prossimo sarà un referendum, o di qua o di là”. E’ quasi scontato che Salvini, come del resto Di Maio, invochino le urne a luglio per disamare sia Berlusconi che Renzi, ritenuti un vero e proprio intralcio per un eventuale alleanza tra Centrodestra e M5S. Il Cav per ora tace, non commenta neanche le dichiarazioni del presidente della Repubblica, chiuso a palazzo Grazioli con i suoi fedelissimi in cerca una soluzione alla crisi della coalizione, a cui resta attaccato anche se le speranze di rinvigorirla sono ridotte a zero.
di Donatella Di Nitto